Dipendenza dal risultato

Chi mi conosce sa che mi piace lottare per portare avanti valori come lealtà, amicizia e rispetto e che, nonostante io voglia vincere anche a biglie sulla spiaggia con i miei figli, non ho la dipendenza dal risultato.
Non ho cioè quell’arroganza che in nome di chissà quale riconoscimento porta a scartare dei ragazzi perché ritenuti non abbastanza forti (rinunciando così a lavorare su di loro) per premiarne altri (finché saranno forti altrimenti anche per loro ci sarà poi la rupe di Sparta) favorendo così una mentalità votata al risultato. Ed è un peccato, specialmente quando si parla di ragazzi.
Questa settimana è arrivato questo messaggio di un ragazzo che conosco e che ho allenato…certo non un “fulmine” del calcio” ma sicuramente divertente e vero mattatore nello spogliatoio.
Questo ragazzo quest’anno ha giocato poco, è stato spesso tenuto in panchina ma non si è mai lamentato. Le aspettative erano chiare, a lui stava bene partecipare ai 3 allenamenti settimanali con i suoi amici e partecipare alle partite senza aspettarsi nulla. Certamente, per evitare di demolirlo psicologicamente, sono state organizzate delle partite amichevoli dove ha potuto trovare spazi e tempi adeguati alla sua forma fisica e alle sue possibilità calcistiche segnando anche qualche goal condivisi con gioia con i suoi compagni.
Parlare con il ragazzo e capire le sue aspettative e il suoi margine di miglioramento è sempre stata la pratica attuata. Invece con il cambio mister, il ds e la società hanno cambiato linea. in questo caso il comportamento della società è stato umiliante, incredibile ed agghiacciante.
Dietro quella frase “non posso nascondere il fatto di esserci rimasto molto male” ci sta tutta l’amarezza di aver vissuto una esclusione ingiusta e soprattutto di essere stato giudicato.
Quale potrebbe essere il progetto educativo che ci sta dietro? Quali i valori portanti che ogni tanto nelle riunioni genitori ci si fa fregio di essere colonne portanti della società e dell’agire quotidiano con i ragazzi?
Questi sono alcuni dei messaggi dei suoi compagni di squadra che a caldo hanno risposto nel gruppo WhatsApp al loro compagno. Come si sentiranno loro? Andranno adesso all’allenamento pensando di divertirsi?
Penso a quel mister e a quei direttori sportivi che l’anno prossimo, forti delle scelte che hanno fatto, vinceranno il campionato (forse…). Comunque vada davanti a risultati positivi “voleranno tre metri sopra il cielo”, sopra gli sconfitti ma purtroppo (anche se loro negheranno) anche sopra i propri ragazzi. Si sentiranno così arrivati, finalmente ce l’hanno fatta, un trionfo.
Ma non hanno capito che se guardano sotto i loro tre metri non tutti i ragazzi sono contenti di vincere in questo modo, a qualunque prezzo. Alcuni non vedranno l’ora di cambiare squadra, altri saranno già scappati durante l’anno…come fate a gioire di un risultato ottenuto sulla pelle dei vostri stessi giocatori?
Il compito di un mister è crescere dei ragazzi, nel rispetto di loro stessi, dei compagni, degli avversari, delle regole, del pubblico, degli arbitri. Questa è la vittoria che dobbiamo cercare. Se poi arrivano anche le coppe, tanto meglio.
Ma quale insegnamento date anche ai ragazzi che rimangono e che voi avete scelto a discapito di altri facendo una folle selezione? Non vi rendete conto dell’umiliazione che regalate?
Il mister deve insegnare a migliorarsi… sempre! Si vince e si perde assieme e nell’allenamento si lavora duramente insieme per migliorare quanto fatto precedentemente.
Anche chi è meno dotato. Da ognuno di loro si deve cercare di tirare fuori il massimo e ogni loro miglioramento, seppur minimo, sarà una tua vittoria.
Avviare un percorso di crescita per ogni singolo ragazzo con le sue potenzialità, esigenze e specificità. Bisogna dare loro la possibilità di esprimersi, di sbagliare, di sprigionare la propria creatività.
Prima di pubblicare questo articolo ho condiviso queste righe con molti amici (mister e non) che operano nel mondo del calcio da tanti anni.
“Questo è davvero troppo”. “Fattela scivolare addosso”, “questo non è più il mio mondo”.
Più leggevo queste risposte e più mi montava la rabbia, la delusione verso l’arroganza di chi. in questo mondo, copre le sue aspettative mancate da adulto frustato, sulla vita dei ragazzi che allena o che gestisce.
Sono sicuro e spero ci siano ancora tante persone che credano nei sani principi e valori dello sport in generale e di questo fantastico mondo chiamato calcio…anche se per chi ha a che fare con queste persone sembra che il calcio sia uno sport di merda!
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