Le regole per scegliere la scuola calcio femminile

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Sports in action – ASD Hell Valley: Le regole per scegliere la scuola calcio femminile

Se tua figlia ha una voglia pazza di giocare a calcio non ti resta che individuare la società sportiva che fa per lei. Poche semplici regole che ti possono aiutare e che devi conoscere per non sbagliare nella scelta. Il mondo calcistico italiano è da sempre considerato un ambiente ed uno sport prettamente maschile. Solo da qualche anno molte società sportive si sono affacciate al settore femminile, più perché obbligate dalla FIGC che per un vero e reale interesse.
Quindi diventa fondamentale saper conoscere, e riconoscere, quelle società che realmente hanno abbracciato il settore del calcio femminile, dedicando risorse tecniche ed economiche, investendo in formazione e aggiornamento.
Ad un certo punto ti trovi difronte ad una serie di interrogativi.
“Quale squadra, struttura o scuola calcio femminile scegliere?”
Per questo motivo, da genitore di tre figlie, ho messo a disposizione la mia esperienza maturata negli anni, prima da giocatore e poi da “mister” di calcio e di tecnica calcistica individuale, ed ho predisposto una breve ma, ritengo, utilissima guida che ti possa accompagnare nella scelta migliore che permetta di praticare calcio a tua figlia. Cercare di individuare l’ambiente più idoneo dove tua figlia possa essere integrata, motivata, seguita e consigliata, in un contesto dove il calcio femminile sia considerato un valore e un’opportunità per la stessa società sportiva.
Lo so, mi sono già dilungato troppo, quindi bando alle chiacchiere ed entriamo nel dettaglio dei miei consigli, o meglio regole da tenere presenti.
Coach Patrizio Pompei

 

PRIMA REGOLA

#1

La prima di queste regole riguarda la valutazione dell’ambiente dove andrai ad inserire tua figlia. Ovviamente la ragazza dovrà imparare a giocare a calcio, ma questo deve avvenire in un ambiente sano che educhi al “Fair play” e ai nobili “Valori Sportivi” di cui tutti parlano e pochi praticano. Dove la competizione deve essere solo il mezzo attraverso cui raggiungere un miglioramento tecnico.
Fondamentale, per una scuola calcio femminile seria, è incoraggiare le calciatrici a crescere in modo equilibrato, non solo sotto il profilo tecnico e tattico, ma anche umano, basato su valori come
l’altruismo, l’accoglienza e il gioco di squadra. Ma soprattutto in modo graduale, senza necessariamente “bruciare le tappe”.
Recenti studi scientifici in merito hanno dimostrato come una esasperazione dell’attività agonistica in giovane età conduce ad un prematuro abbandono dell’attività sportiva. In considerazione di ciò, ad esempio, la Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC) ha disposto l’eliminazione delle classifiche dai campionati federali per le categorie “esordienti” e “pulcini”.

SECONDA REGOLA

#2

Parallelamente a quanto adottato nella scuola di istruzione, anche nelle società sportive

orientate ai giovani deve essere, sempre, presente un progetto educativo-
sportivo. Elemento fondamentale del progetto è la presenza e partecipazione delle

famiglie nel programma di formazione. Non sto dicendo che le famiglie debbano orientare
le scelte tecniche della società, ma soltanto che le famiglie sono parte integrante della
crescita della giovane calciatrice. Tipico, ma raro, esempio è la realizzazione di momenti
d’intrattenimento e di condivisione comuni. Una sorta di “terzo tempo” prolungato. Una
Scuola calcio presente considera il momento tecnico-formativo come uno dei tanti
momenti in cui deve essere coinvolta l’atleta bambina. Manifestazioni, attività extra
calcistiche, educative e momenti ludici e di intrattenimento devono completare il percorso
formativo.

TERZA REGOLA

#3

La qualità di una scuola calcio femminile la si valuta osservando il lavoro della sua dirigenza e delle politiche attuate. È frequente riscontrare la cattiva prassi di utilizzare l’iscrizione alla scuola
calcio, per giunta a costi elevati, al fine di finanziare economicamente le categorie superiori.
Questo approccio va tutto a discapito del settore giovanile, sottraendo risorse importanti che dovrebbero essere indirizzate, ad esempio, alla formazione e all’aggiornamento dei tecnici che seguono le ragazze a cui dovrebbe essere destina la massima attenzione.

QUARTA REGOLA

#4

Diciamoci la verità. Il fatto che siano presenti istruttori federali non sempre è garanzia di professionalità e qualità. In alcune situazioni è sovente osservare comportamenti e linguaggi tenuti dai formatori, non appropriati al contesto, che stridono con la loro figura. Lo staff tecnico, deve si possedere le giuste qualificazioni idonee all’insegnamento, ma anche possedere quelle capacità umane che non si apprendono con la frequenza di corsi, ma dall’educazione ricevuta. L’unica difesa è osservare il loro lavoro. Segui qualche seduta di allenamento e fai una tua personale valutazione; solo successivamente prendi la tua decisione. Non farti ingannare da una struttura accogliente, dall’abbigliamento “griffato” usato dai tecnici, dall’affiliazione ad una importante società calcistica. Sono tutte cose che si acquistano. Ciò che non si acquista è la capacità di saper comunicare in modo rispettoso, ma autorevole e non autoritario. Potremmo osservare un tecnico altamente formato in materia calcistica, ma carente sotto l’aspetto comunicativo. L’incapacità di esprimere empatia, di comunicare le proprie conoscenze alle allieve nel giusto modo, in modo coinvolgente e motivante, porterà ad avere, come risultato finale, un gruppo di calciatrici demotivate, deluse e scontente. Inoltre non bisogna sottovalutare la presenza, anche in forma di consulente, di una figura laureata in Scienze Motorie (ex ISEF), il cui compito è quello di pianificare la giusta preparazione atletica in funzione dell’età e della conformazione fisica femminile. E, inoltre, non tutti gli esercizi sono adatti a tutte le età ed a tutte le allieve.

QUINTA REGOLA

#5

Può capitare, con sempre maggiore frequenza, di assistere, nel corso delle partite, comportamenti tenuti dai genitori non proprio in linea con quei valori sportivi che dovrebbero essere il fondamento del nostro sport.
Maleducati, aggressivi, un pessimo esempio per i giovani: sono i genitori di calciatori in erba che si presentano immancabili alle partite domenicali dei loro figli, incitando, urlando, spesso insultando l’arbitro o gli avversari, dimenticando completamente che anche gli avversari sono ragazzini, a loro volta figli di qualcuno. Oltre a questi deprimevoli comportamenti, c’è un’altra malsana abitudine. Quella di non condividere le scelte dello staff tecnico. Ogni genitore vede la propria figlia/o come u futuro campione, abbagliato dall’amore che ha per il pargoletto. A torto o a ragione tali modi di comportarsi sono dei cattivi esempi che inevitabilmente avranno una ripercussione negativa sulla crescita dell’atleta. Se posso darti un consiglio astieniti sempre dal commentare situazioni di gioco o scelte tattiche. Farai un grande regalo a tua figlia/o e sarai un ottimo esempio per tutti.

SESTA REGOLA

#6

Non precipitarti ad iscrivere tua figlia, ma fallo solo dopo aver bene conosciuto quale sia la reale filosofia di fondo che la scuola calcio femminile ha adottato. Tra “vincere” come squadra o preoccuparsi di far “crescere” le allieve, c’è una grande differenza. Evitiamo di incappare in società che puntano solo a primeggiare con le vittorie ottenute al solo fine esclusivo di una propria affermazione. Evitiamo di scegliere scuole calcio femminili dove per accedere si è sottoposti a provini e selezioni. Liberiamo, almeno nello sport, le allieve da un possibile stress dovuto ad eccessiva competitività. Non dimentichiamo che gli adolescenti hanno bisogno di conferme positive per formare e rafforzare il proprio “io”. E teniamo sempre presente che tutti hanno il diritto di giocare, a prescindere dalle qualità tecniche e fisiche possedute. La sfida è proprio questa: a noi il compito di migliorare le loro competenze.

SETTIMA REGOLA

#7

Esiste una sola regola. Chiunque vuole giocare e divertirsi: compresa tua figlia. Quindi evitiamo le scuole calcio femminili che da subito suddividono le calciatrici in titolari o riserve, in prima squadra e seconda squadra. Tutto esclusivamente per aggiudicarsi un trofeo in più. Se tua figlia è dotata di capacità tecniche e calcistiche mediamente superiori alle sue colleghe, è sempre meglio scartare squadre che
hanno abbracciato questa filosofia. Bisogna ricordare che le calciatrici devono essere considerate come allieve a cui va lasciato il giusto tempo per crescere. Evitiamo inutili e negative pressioni psicologiche sui di loro.

OTTAVA REGOLA

#8

La massima collaborazione rappresenta l’elemento vincente che deve intercorrere in un rapporto tra la dirigenza, lo staff tecnico e i genitori. Fare “squadra”. È l’unico mezzo attraverso cui l’allieva può essere seguita nel suo percorso di crescita. Ciò non sta a significare che il genitore debba mettere bocca sulle scelte tecniche. Al contrario ne deve stare lontano. Ma un confronto ampio su aspetti come l’andamento scolastico, il comportamento in famiglia, le relazioni con gli amici, il rapporto con i social, possono far emergere delle “problematiche nascoste” che influenzano negativamente la crescita e
lo sviluppo della ragazza. Un tale modo di operare permetterebbe un tempestivo intervento a tutela della ragazza, andando ad intercettare situazioni e problematiche che potrebbero, in alcuni casi, sfociare in ben più preoccupanti patologie comportamentali.

NONA REGOLA

#9

Ricordiamoci di non sottovalutare la valutazione della struttura e gli impianti della scuola calcio che tua figlia andrà a frequentare. Come ci insegnano i recenti fatti di cronaca sportiva avvenuti nel corso degli Europei 2020 occorsi al giovane calciatore Christian Eriksen che ha avuto un arresto cardiaco in campo durante un match, la prima cosa di cui ci dobbiamo assicurare è che la struttura sia dotata di un apparecchio defibrillatore e chi vi sia presente personale, nel corso delle sedute di allenamento, tra la dirigenza e tra i tecnici figure che siano in possesso di attestato di qualificazione per l’utilizzo di un defibrillatore BLS-D.
Altro aspetto da verificare è quello che la scuola calcio femminile scelta effettui un regolare tesseramento dell’allieve presso la federazione o l’ente sportivo di riferimento. Questa è l’unica garanzia affinché la struttura ospitante le attività sia in possesso di regolare assicurazione RC.

DECIMA REGOLA

#10

L’unico consiglio che posso darti è di non avere fretta ad affidare tua figlia ad un procuratore sportivo. Se tua figlia mostrerà delle doti calcistiche al di sopra della media, vedrai che verrai contattato frequentemente da agenti o presunti tali. Ciò da una parte ti potrà, giustamente, lusingare, ma dall’altra ti renderà un senso di inquietudine perché non saprai a chi credere.
In tanti fanno promesse anche molto interessanti proponendo club di caratura internazionale, altri arrivano a promettere denaro in cambio della firma della procura. La prima cosa da fare è controllare la reale iscrizione all’albo degli abilitati a svolgere tale professione. La verifica è molto semplice, basta fare una ricerca attraverso internet. Questo per il semplice motivo che, secondo quanto dispone l’art. 2, comma 5, del Regolamento Agenti Sportivi, “L’esercizio dell’attività di Agente Sportivo da parte di soggetti non iscritti al Registro Nazionale degli Agenti Sportivi….è causa di nullità dei contratti” sottoscritti dai calciatori. Ricorda anche l’altro aspetto relativo all’offerta di denaro per conquistare la fiducia e, quindi, la firma di una procura; anche in questo caso il suddetto Regolamento stabilisce,
all’art. 7, che è “fatto divieto offrire, richiedere o accettare, somme di denaro o altra utilità a qualsiasi titolo riconosciute, al fine di ottenere la formalizzazione di un mandato”. Circa la scelta su questo o quel procuratore, non posso ovviamente prendere una posizione ma posso consigliarti di parlare con loro, cercando di capire che progetto hanno sulla ragazza e che disponibilità di tempo e di attenzioni potranno riservare a tua figlia.

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