Baccarini Roberto: se parla di calcio…tendenzialmente ha ragione!!!

Il calcio è un ambiente in cui spesso trovi persone a cui piace chiacchierare, presentarsi, vantarsi, spesso raccontare di gloriosi tempi passati (“avrei potuto ma…”) e quando si scende sul livello tecnico molti utilizzano frasi fatte oppure sposano filosofie di moda o “vincenti” almeno all’apparenza.
Roberto NON è così. E’ una persona veramente competente e pieno di risorse come ce ne sono poche in questo ambiente. Non ha un carattere sbragone e non si impone con storie strampalate ma è un concreto, uno che va al sodo e che va assaporato un po per volta come un buon sigaro del Nicaragua.
Ho avuto la fortuna di approfondire la sua conoscenza perché ci siamo ritrovati nello stesso gruppo di lavoro durante il corso Uefa C e sono rimasto piacevolmente sorpreso perché parlando di calcio (ma non solo) è uno che tendenzialmente HA RAGIONE!!!
Attualmente allena la categoria Piccoli amici e Primi calci nella società Carighnano ASD.

Raccontaci un po la tua storia
Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita fin da quando seguiva mio padre e guardavo le sue partite da bordo campo, oppure quando alla domenica mattina fingevo di andare a messa e invece sgattaiolavo fuori dalla chiesa per andare a guardare le partite al mitico campo “Sbravati” di via Pelicelli, in quartiere Montanara, dove poi sono cresciuto calcisticamente e ho giocato la maggior parte delle mie gare giovanili con la “Ducale 61”.
La mia carriera calcistica non è certo stata entusiasmante e purtroppo si è interrotta presto. Diciamo che nel momento decisivo al mio fianco non ho avuto le persone giuste per cui ho abbandonato prematuramente l’attività (17/18 anni) per poi riprenderla qualche anno dopo negli amatori. Pazienza, ognuno nella vita subisce le conseguenze di decisioni sbagliate, questo il calcio ce lo insegna ogni allenamento e ogni partita, lo amo anche per questo, e perché come la vita ti dà sempre un’altra partita da giocare dopo una sconfitta.
Negli amatori mi sono divertito molto, ma diciamo che fisicamente sono sempre stato un po’ delicato. Nel 2003 mi sono rotto il primo crociato, quello sinistro, nel 2011 (a 34 anni) il secondo quello destro. Da lì una serie di eventi sfortunati mi ha fatto quasi abbandonare l’attività. L’intervento era riuscito bene ma la riabilitazione sbagliata al ginocchio mi ha mandato quasi in necrosi il tendine d’Achille della gamba che stavo curando…risultato: quasi due anni totalmente fermo nei quali faticavo ad avere una vita normale…capirai giocare a calcio.
La paura di non poter più giocare mai più (mi dicevano nemmeno correre…) ma la necessità di restare attaccato al calcio mi ha fatto iniziare a studiare da allenatore, e così è iniziato questo nuovo capitolo. Montagne di libri, filmati, i primi corsi… prima allenatore/giocatore di calcio a 7 (perché poi fortunatamente il Dott. Concari, a cui va tutta la mia gratitudine, è riuscito miracolosamente a rimettermi in piedi), e nel frattempo mio figlio maggiore inizia a giocare a calcio nell’US Carignano. Come tanti papà ho iniziato “dando una mano” in Società e oggi finalmente sono riuscito a realizzare il sogno di avere un patentino riconosciuto, cosa che, senza una vera carriera da calciatore alle spalle, fino all’anno scorso non avrei mai ritenuto possibile.
Come mai hai Carignano nel cuore?
La curiosità è che il Carignano è per me la “squadra di famiglia”. Mio padre ci ha giocato per anni in gioventù vincendo anche un campionato (una sua foto è appesa in segreteria), entrambi i miei figli Ernesto ed Enrico ci giocano oggi, e io ci alleno!
Nel 2018 il Carignano ha fatto una grande festa per i suoi 70 anni, noi eravamo tutti lì, resterà per sempre un gran bel ricordo. Il Carignano fa parte della nostra tradizione.
Da giocatore se dovessi scegliere un ruolo nella squadra allenata da te in quale sceglieresti di giocare?
Io ho sempre giocato da attaccante o centrocampista offensivo perché sono sempre stato molto veloce, finché il fisico ha retto mi sono divertito molto. Poi gioco forza con l’età e gli acciacchi mi sono “inventato” centrocampista centrale, soprattutto quando giocando studiavo anche da allenatore, era un ruolo che mi ispirava. Diciamo che oggi giocherei volentieri in quel ruolo che ho fatto davvero per poco tempo.
Come imposti il tuo allenamento settimanale
Facciamo due sedute di allenamento da 1.5 ore, più la partita al sabato. Parliamo di bambini molto piccoli per cui l’attività è prevalentemente ludica. All’interno del gioco cerco di sviluppare l’ABC motorio, molto importante per una generazione che non vive all’aria aperta e che non ha la possibilità di sperimentare in libertà le proprie capacità. Da quelle basi cerco di insegnare i primi rudimenti di tecnica, sempre attraverso il gioco, sempre attraverso il divertimento e la serenità che deve essere propria di questa splendida età (ma con impegno, ovviamente, perché nulla arriva per caso).

Quale è stata la partita che più ti ha regalato soddisfazioni?
Ricordo bene due partite. La prima è stata la finale del torneo di Carignano con i 2010 (stagione 17/18) che allora militavano nella categoria Primi Calci. Abbiamo vinto la finale con una bellissima partita di collettivo, allenavo col mio “Maestro” Danilo Bertolotti, e in porta giocava mio figlio Ernesto, fu una grande festa, anche perché arrivammo in finale da ripescati! La gioia più grande è stata vedere la felicità dei bambini nel sentirsi premiati alla fine del loro percorso di lavoro. Quella gioia se la sono guadagnata.

L’altra l’anno successivo (18/19), una partita del torneo primaverile organizzato dall’Astra di Parma, allenavo sempre i 2010 del Carignano (Pulcini I° anno), giocammo contro una squadra che veniva dalla Romania, il Cluj Napoca. La mia era una bella squadra, ma loro per “piglio di gioco” e grinta sembravano avere due o tre anni in più. La partita è stata bellissima, i miei ragazzi hanno dato l’anima e si sono aiutati l’un l’altro, meritavamo i tre punti, alla fine abbiamo pareggiato, ma siamo usciti comunque vincitori perché tutti abbiamo imparato qualcosa da quella partita.

Che cosa porti del corso nel tuo essere allenatore
Francamente credo che per un allenatore di calcio giovanile fare quel corso faccia davvero la differenza. Oltre ai giusti principi della ormai fortunatamente diffusa e nota “Carta dei diritti del bambino nello sport”, promossi con forza dal corso per “Allenatori di giovani calciatori UEFA C”, ma già presenti ormai da anni in tutti i corsi che ho frequentato (giustamente), quello che questo corso mi ha dato è un reale, direi anche pratico, miglioramento delle mie competenze. Allenerò con più sicurezza nei miei mezzi e con più consapevolezza su cosa sia giusto o sbagliato per la crescita di bambini e ragazzi sia dal punto di vista etico/educativo che sportivo, cosa non scontata nel mondo del calcio giovanile, purtroppo.
In più ho avuto il piacere di conoscere tanti colleghi competenti e appassionati oltre a ritrovare vecchi amici, con cui ho condiviso quest’importante e faticosa esperienza.
Ringrazio molto Roberto per questa sua chiacchierata di presentazione. Nel corso è stato uno dei migliori raggiungendo infatti il massimo del punteggio. Aspetto impazientemente il momento di parlare di calcio gustandoci assieme una buona birra (non si era detto di andare al birrificio ARGO??? – nome scelto per il gruppo di lavoro durante il corso) ascoltando uno dei suoi assoli di chitarra…come vi dicevo all’inizio…una persona ricca da scoprire!!!