Da “Sorelle d’Italia” di Stefano Santachiara:

Federica Belli, nazionale Calcio a 5: “Il gol più bello è sempre l’assist alla compagna”
Buongiorno ragazzi, dato il perdurare del periodo di stop a causa del corona virus mi sto dedicando maggiormente al lavoro social e letterario.
Sto aiutando Stefano Santachiara (giornalista) a scrivere alcuni capitoli del suo libro “Sorelle d’Italia” sul calcio e futsal femminile.
Vorrei condividere con voi una sua intervista a Federica Belli che potete trovare in versione originale sul suo blog:

Di Stefano Santachiara.
Federica Belli gioca a “calcetto”, come viene ancora impropriamente definito, dall’età di 14 anni. Dalla Sicilia a Milano fino a Montesilvano, ha attraversato la serie A segnando, finora, centodieci gol. In campo, per quanto nel calcio a 5 si giochi in continuo movimento e interscambio, si muove soprattutto sulla fascia laterale. Classe 1992, di origine palermitana, Belli oggi è colonna portante della squadra della provincia di Pescara, fresca vincitrice della Coppa della Divisione in finale contro la Salinis di Margherita di Savoia. Ma Federica indossa anche la maglia della nazionale, nata soltanto nel 2015 e già insignita di due titoli internazionali: nel giugno 2019 la Woman futsal week in virtù di tre vittorie contro Moldavia, Polonia e Croazia; sei mesi dopo la Freedom cup per via dei successi contro Slovacchia, Repubblica Ceca e, in finale, contro le padrone di casa dell’Ucraina per 4-2. In tale occasione Belli ha siglato il rigore del 3-1, che si traduce nel diciottesimo gol su 30 partite in azzurro futsal.

Le origini della sua passione per il football?
Ho iniziato a sei anni con Alessio, il più grande dei miei fratelli, e con i miei cugini. Alessio mi incoraggiava anche quei pomeriggi dove ci vedevamo con la nostra comitiva del paese a San Martino delle scale, frazione di Monreale, per organizzare partite o tornei. Ti dirò, non c’era molta differenza con i maschi, anzi suggerisco di giocare il più possibile con i ragazzi perché si cresce di più a livello tecnico.
Come mai hai scelto il calcio a 5?
Mi trovavo al primo anno di scuole superiori: ora di educazione fisica, in palestra. Ero lì che giochicchiavo con il pallone assieme ad alcuni compagni, mi vide una ragazza del quinto anno e mi portò a fare il provino nella sua squadra, la Trinakria C5 di Palermo. La prima volta in una squadra femminile, l’unico maschio era il mister. È stato strano.
Poi Cus Palermo, Kick-off Milano e Montesilvano. Quali sono le giocatrici più forti con cui hai giocato?
Per me la “giocatrice forte” aiuta la squadra, una compagna, è a disposizione per il gruppo. Lei era così, non perdeva mai la pazienza, sempre calma, sempre lucida, a differenza mia magari che mi innervosivo subito e spesso! Veniva chiamata “computer” e il suo nome è Sofia Vieira (portoghese, nda). Forse Sofia non è neanche a conoscenza di tutto questo, nel senso che io in campo l’ho sempre osservata parecchio, ho cercato di apprendere molte sue caratteristiche, poi chissà se veramente qualcosa mi è rimasto… (ride) Ho giocato con Debora Vanin (brasiliana), Nona Navarro Saez (spagnola). Lo scorso anno insieme siamo riuscite a portare a “casa” una Coppa Italia con il Kick Off.

Le principali differenze col calcio a 11.
Sotto alcuni aspetti sono due sport simili ma allo stesso tempo hanno concetti e regole differenti. Si nota la differenza tra i giocatori che hanno masticato del futsal e quelli che non ne conoscono neanche l’esistenza. I primi sono più fantasiosi, più propositivi, giocano a testa alta e accarezzano la palla.
Alcuni club come Milan, Sassuolo e Chievo Verona hanno firmato un progetto in cui si impegnano ad insegnare il metodo futsal all’interno degli allenamenti di calcio a 11. Che ne pensi?
Nel campo più piccolo la tecnica è fondamentale. Il futsal è molto utile alla formazione dei giovani calciatori. Soprattutto per quanto riguarda il reparto del centrocampo, la costruzione dal basso e la finalizzazione in contropiede. Nel nostro sport c’è la continua ricerca dei triangoli difensivi e offensivi. Nel calcio a 11 spesso possiamo vedere come la palla gira velocemente quando tre giocatori si posizionano tra le linee difensive. Questo succede sempre nel campo da calcio a 5.
In cosa consiste l’allenamento futsal?
Il coach cerca di dare tante chiavi di lettura. Nella prima parte della seduta si lavora in modo analitico senza avversario in modo da poter osservare e valutare le varie possibilità da mettere in atto nella partita finale. Un altro aspetto non meno importante è la tecnica individuale perché saltando l’uomo nel duello uno contro uno si crea sempre quella superiorità numerica che, se sfruttata nel migliore dei modi, porta a una finalizzazione positiva. L’individualità deve essere messa al servizio della squadra per far sì che la tecnica collettiva del gruppo sia il punto di forza, In conclusione penso che il futsal sia molto utile per lo sviluppo nel calcio a 11 perché come ho detto prima si riesce a tenere alta l’intensità in un campo più piccolo e si muove più velocemente la palla.

Gli infortuni sono più o meno frequenti?
Gli infortuni nel futsal sono molto frequenti, per questo è fondamentale la prevenzione quotidiana per le articolazioni, soprattutto ginocchia e caviglie. I numerosi cambi di direzione e movimenti di torsione ripetuti sul parquet e nel tempo usurano la cartilagine, ma una buona muscolatura ci aiuta a correggere il peso del nostro corpo.
Le figure professionali che si occupano di prevenzione sono all’altezza?
Nella massima serie ho sempre incontrato staff efficienti che includono figure come quella di dottori fisioterapisti, massaggiatori e preparatori atletici.
Fino a che età si può giocare?
Fondamentale è la cura del proprio corpo. Se il corpo è allenato si può giocare fino ad età avanzata.
L’esperienza in nazionale. Esordio con Roberto Menichelli, oggi le vittorie con la ct Francesca Salvatore.
La nazionale è nata con Menichelli, lui per me è sempre stato un idolo, non lo conoscevo di persona, però lo seguivo con la nazionale maschile. Essere stata allenata da lui per me è stato davvero più che un privilegio. Devo essere sincera, non trovo nessuna differenza ad essere allenata da un uomo piuttosto che da una donna. I concetti e la pratica sono sempre gli stessi…

Il goal più importante lo hai realizzato nella finale della Freedom cup contro l’Ucraina. Il più bello?
Beh, in questo momento ricordo il goal in rovesciata che feci contro una squadra di Castellammare del Golfo, giù in Sicilia. Un campionato regionale, ti direi questo è il più bello da vedere… Ma in realtà io lo vedo sempre all’ultimo secondo della partita. Meglio: il goal più bello per me è riuscire a fare un assist e portare a segno la mia compagna.
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