Calogero Perno: quando il treno fischia tre volte!!!

Oggi facciamo due chiacchiere con Calogero Perno, mister delle giovanili del Pontevecchio Calcio.
Mi chiamo Calogero Perno, ho 26 anni e da ormai 8 alleno nel settore giovanile. Da ormai due anni ho sposato il progetto della Pontevecchio Calcio, presso la quale sono sia l’allenatore degli esordienti U12 che il gestore del sito e dei social. Il lancio del sito internet in particolare è un progetto a cui tengo molto e che ho curato in prima persona, e che ritengo sia stato molto importante per connettere ancora di più le persone con quella che è la nostra attività. All’interno ho creato anche un gestionale per noi allenatori, su modello di quello del Bologna F.C. (la squadra della mia città), presso cui ho avuto modo e onore di svolgere tirocinio la scorsa stagione calcistica.

La Pontevecchio è una società molto in stile “grande famiglia” e crede in un’ideale di calcio molto inclusivo, che ben si sposa con quella che è la mia filosofia calcistica, in particolare sui giovani: tutti infatti, dovrebbero avere il diritto di poter giocare a calcio, a maggior ragione nelle realtà dilettantistiche. Un concetto che sembra scontato a parole, ma che nei fatti spesso viene purtroppo contraddetto: ancora oggi si sentono di bambini di 8-10 lasciati in panchina e non fatti entrare per tutta la partita, cosa peraltro vietata dalla federazione. Penso che per un ragazzino, a prescindere dalla bravura, non ci sia cosa più bella di avere un allenatore che creda in lui, lo faccia giocare e che lo incoraggi. Sono emozioni che non tornano più indietro. Una cosa che diceva sempre il presidente della sezione Aia di Bologna Aureliano (ah, ho dimenticato di dirvi che per due anni sono stato anche arbitro FIGC), è che non serve arrivare ai massimi livelli per godersi le partite che si affrontano, perché, nel nostro piccolo, quella è la nostra Serie A.

Questo credo sia verissimo anche con i ragazzini: la gioia di segnare le campo più scalcagnato della provincia, è per loro paragonabile a quella di segnare al Bernabéu o al Camp Nou. In tutte le squadre in cui sono stato, ho sempre lasciato dei gruppi molto affiatati e ancora oggi, nonostante siano passati anni, quando ci si ritrova ai tornei corrono incontro ad abbracciarmi: è per me sempre una grande gioia, è come se il tempo non fosse mai passato e loro siano ancora piccolini.

Da giocatore se dovessi scegliere un ruolo nella squadra allenata da te in quale sceglieresti di giocare?
Direi trequartista centrocampista centrale, ma anche come esterno d’attacco non me la caverei niente male. Da giovane ho avuto la fortuna di avere allenatori che mi hanno fatto sperimentare un po’ tutti i ruoli; spero di aver conservato la mia capacità di assist-man e sulle punizioni.
Come imposti il tuo programma di allenamento settimanale?
Abbiamo tre sedute settimanali, lunedì mercoledì e giovedì. Al lunedì lavoriamo un po’ di più sui gesti tecnici, le individualità e gli aspetti motori e coordinativi; al mercoledì facciamo un allenamento più “classico” di gruppo, mentre al giovedì ci concentriamo di più sulla partita e sugli aspetti tattici. Colgo l’occasione per ringraziare il mio secondo Tommaso Liverani, perché nonostante sia giovanissimo è veramente un pezzo pregiato del nostro staff tecnico: senza un valido collaboratore, una programmazione minuziosa come quella svolta finora non sarebbe stata possibile.
Quale è stata la partita che più ti ha regalato soddisfazioni nella tua carriera?
Davvero difficile dirlo, perché ogni partita con i ragazzi è un’emozione unica. Se proprio dovessi scegliere, direi la finale Pontevecchio-Cagliari dello scorso anno al torneo invernale della Fortitudo, perché fu la prima coppa vinta con i bimbi dal mio arrivo alla Pontevecchio. Fu una grande soddisfazione per i ragazzi perché li aiutò molto ad essere consapevoli delle proprie capacità e del percorso intrapreso fino ad allora.
Che cosa ti porti nel tuo essere allenatore del corso per il patentino di calcio a 5 che stai svolgendo?
Vorrei ringraziare tutti i docenti e i colleghi di questo corso di calcio a 5, perché durante lo svolgimento del medesimo sento di essere cresciuto molto come allenatore; penso di parlare a nome di tutti i corsisti infatti,
dicendo che abbiamo avuto la fortuna di trovare docenti molto preparati e disponibili, e colleghi molto collaborativi, simpatici e pieni di risorse. Soprattutto per uno come me, che finora si era occupato solamente di calcio a 11, devo dire che questo corso è stato molto illuminante sotto diversi aspetti, perché a problemi comuni, il futsal offre soluzioni nuove; preziose informazioni che custodirò gelosamente nel mio bagaglio di allenatore.
Dai, prima di concludere l’intervista raccontami un ricordo, una particolarità, un aneddoto della tua da allenatore.
Il nostro campo di allenamento si trova a ridosso di una collinetta dove si trovano i binari della ferrovia, e mentre ci alleniamo passano molti treni merci a velocità contenuta, e capita che ogni tanto i macchinisti si fermano qualche istante incuriositi.
Un giorno, durante la partitella di allenamento, c’era un rigore; inutile dire che il treno si è fermato. Fischio, tiro e.. parata! A quel punto alle gioie del mio portierino Paolo (che saluto), si sono aggiunte quelle del capotreno, che prima di ripartire ha dato il fischio al treno tre volte, e si è affacciato al finestrino gridando “GRANDEEE!”. Ci ridiamo su ancora oggi.
Un grosso grazie a Calogero per la sua capacità di emozionare (ed emozionarsi), coinvolgere e stupire e un in bocca la lupo per il proseguo della stagione aspettando altri treni pronti a fischiare…vamooooossss!!!
Grazie te Paolo, e complimenti per il tuo ottimo lavoro. Un saluto a tutti, in particolare ai “colleghi” del corso di calcio a 5 di Bologna.