A volte si commette l’errore di confondere la mobilità solamente con la capacità dei giocatori di scambiarsi la posizione tra loro ma è molto di più.

E’ un principio di tattica collettivo che coinvolge la squadra che è in possesso palla che deve collaborare per rendere efficace il movimento che, con i tempi giusti, darà la possibilità di acquisire un vantaggio tattico nei confronti della squadra avversaria.

Giuseppe Menia oggi preparatore atletico del Carpi (beretti e under 17) e allenatore del settore agonistico del Zola Predosa calcio con un passato di responsabile tecnico nella polisportiva Solierese calcio e di istruttore nell’Empoli F.C. e nel Modena, ci presenta oggi alcuni concetti ed esercizi su questo argomento.

La mobilità in primis è “libertà” di interpretare il gioco, è “competenze” nel senso di saper fare un po’ tutto, è “autostima” intesa come capacità di saper dominare la situazione a prescindere dal contesto.
Queste dovrebbero essere tre parole chiave nel processo di formazione individuale di qualsiasi calciatore. Un giocatore che sa di aver un buon bagaglio di competenze sviluppa autostima e di conseguenza sarà libero di interpretare il gioco secondo le proprie caratteristiche.

Applicare questi concetti significa lavorare sui ragazzi non più utilizzando regole/obblighi/schemi ma sottolineando principi generali che i giocatori dovranno imparare ad applicare a seconda del contesto. Non si parlerà più di “ruoli” ma si farà sempre riferimento a zone e posizioni.

Lo scopo dell’allenatore deve essere quello di aumentare il bagaglio individuale di competenze dei propri ragazzi. Quando insegni regole e schemi le conoscenze acquisite rimangono abilità legate a quel contesto specifico mentre se insegni dei principi di gioco il giocatore sarà in grado di applicare le abilità che ha imparato al contesto in cui si troverà di volta in volta adattandosi alle varie situazioni. Fondamentale sarà pertanto educare i nostri ragazzi a percepire e a cogliere i vantaggi del gioco.

Nello sviluppare la fase di possesso, ogni squadra cerca di mettere in pratica un insieme di azioni col fine di ottenere un vantaggio rispetto all’avversario e arrivare a fare goal..

È possibile distinguere alcune macro tipologie di vantaggi:

  • di tempo (es. quando attaccante e difensore sono ugualmente lontani dalla porta ma l’attaccante è già rivolto verso di essa e il difensore no)
  • di spazio (es. dove l’attaccante è più vicino alla porta rispetto al difensore)
  • di spazio e di tempo (es. quando l’attaccante riceve una palla lontano e oltre la linea del proprio difensore)
  • numerico (quando la squadra che attacca ha un numero maggiore di giocatori rispetto a quella che difende)

Oltre alla tipologia del vantaggio è possibile classificare anche la situazione che lo determina:

  • Il vantaggio può scaturire da una situazione di uno contro uno:
    • con la palla (duello)
    • senza la palla (smarcamento)
  • il vantaggio può scaturire da una situazione collettiva
    •  “statico” (attraverso un posizionamento in zona luce)
    • “dinamico” (cambiando le posizioni in campo)

Nei nostri allenamenti quindi un fattore fondamentale per rendere efficacie la mobilità è proporre allenamenti con avversari attivi in modo da mettere in condizione il giocatore di determinare le scelte, il tempo e lo spazio. Significa innescare il meccanismo alla base del giocatore moderno pensante: vedere, capire, scegliere ed eseguire.

Prendendo spunto dal calcio a 5 ( la mobilità è un principio tipico) e trasportandolo al calcio a 11 si possono applicare principi di mobilità del calcio a 5 per rendere imprevedibile la nostra azione e creare così i vantaggi di cui parlavamo prima.
Nel calcio a 11 è molto più facile e frequente lavorare sullo smarcamento che sulla mobilità ma la mia percezione personale è che se si prende spunto dal concetto di mobilità del calcio a cinque in cui il giocatore nella stessa azione può ricoprire ruoli diversi o meglio… occupare più posizioni ed essere più di un riferimento, qualunque squadra può diventare molto pericolosa in fase di impostazione perché libera i giocatori da vincoli e propone movimenti con una collaborazione molto alta tra i vari giocatori.
Una squadra che offre una buona mobilità ricercando vantaggi di tempo, spazio o di superiorità numerica costringe l’avversario a continui adattamenti e più adattamenti inducono all’errore l’avversario soprattutto se non hanno vissuto quel tipo di esperienza precedentemente in allenamento.

Un esercizio di esempio da proporre negli esordienti rispetto a quanto stiamo dicendo potrebbe essere questo.

Tre contro tre con il sostegno

I giocatori della zona centrale di campo hanno un sostegno nel settore vicino alle porte che difendono. Per poter fare gol è necessario che almeno due giocatori diversi abbiano preso la posizione del sostegno.

Quando i ragazzi hanno eseguito l’esercizio qualche volta ed hanno capito il principio si può attuare qualche variante come far in modo che tutti i giocatori nell’azione del gol abbiamo occupato la zona di sostegno oppure cambiare prospettiva variare lo stesso esercizio proponendo invece che il sostegno un giocatore vada ad occupare il vertice alto.

L’importante è dare ai ragazzi, attraverso un esercitazione, compiti in cui i ragazzi dovranno vedere l’azione, capire quale potrebbe essere la soluzione, scegliere tempi e spazi ed eseguirla per ottenere un vantaggio.  

Ringraziamo Giuseppe per la sua disponibilità che tra i suoi mille impegni calcistici ha condiviso la sua esperienza con noi. In bocca a lupo per i tuoi mille progetti… tra cui ne sottolineo uno in particolare che lo vede fondatore ed istruttore de “lacasadeltalento“… veramente interessante. Alla prossima…ciao Cacciatorino!!!

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2 comments

  1. roberto 28 Gennaio, 2020 at 13:55 Reply

    Mister articolo molto interessante che condivido quasi pienamente. Il quasi è dovuto ad un passaggio che mi sfugge, in particolare tra il concetto teorico e la sua realizzazione pratica attraverso l’esercitazione proposta. Lei dice : “Applicare questi concetti significa lavorare sui ragazzi non più utilizzando regole/obblighi/schemi ma sottolineando principi generali che i giocatori dovranno imparare ad applicare a seconda del contesto.”
    E su questo mi trova daccordo.
    Nell’esercitazione , però quando inseriamo la regola ” Per poter fare gol è necessario che almeno due giocatori diversi abbiano preso la posizione del sostegno” non li stiamo obbligando a fare quella scelta?
    Un suo pensiero lo vorrei poi avere sull’ormai conosciuto giocatore “pensante”. Davvero dobbiamo avere giocatori pensanti?
    Ho letto a tal proposito la tesi di Claudio Albertini che ho letto qui :
    https://www.figc.it/media/110515/albertini_allenare-il-giocatore-scegliente.pdf
    In cui si sofferma sul legame tra ragionamento e il susseguente
    movimento, ottimizzando la qualità e la rapidità dei processi cognitivi.

    • Paolo Porta 29 Gennaio, 2020 at 16:42 Reply

      Ciao Roberto,
      intanto grazie per aver visitato il sito e aver letto l’articolo.
      Obbligo o principio è un dilemma su cui si discute da alcuni anni. Nell’esercizio effettivamente ho dettato una principio “almeno due giocatori diversi abbiamo…” e cioè di attaccare restando coperti ma penso che non sia un obbligo negativo ma un rinforzo sull’obiettivo dell’esercizio.
      E’ una situazione in cui i ragazzi hanno margine per autoregolarsi e quindi non si pone l’attenzione sulla rigidità della regola ma si tende a sottolineare l’aspetto collaborativo e di autogestione.
      Come è indicato alla fine dell’esercizio “L’importante è dare ai ragazzi, attraverso un esercitazione, compiti in cui dovranno vedere l’azione, capire quale potrebbe essere la soluzione, scegliere tempi e spazi ed eseguirla per ottenere un vantaggio. “.
      Non dobbiamo essere estremisti ne verso le regole ne verso i principi. E’ necessario trovare un buon equilibrio e valutare i giocatori che ci troviamo di fronte. Allora sarà arricchente per il loro pensiero cognitivo.
      Anche sul giocatore pensante se intendiamo il giocatore pensante come quello che vede in anticipo le situazioni e tenta di risolverle prima degli altri allora la mia risposta è positiva e direi si ne abbiamo bisogno. Ma se intendi che tutti i giocatori devono avere questa condizione per poter giocare allora la mia risposta diventa negativa e rispondo di no.
      La bravura del mister è proprio quella di valutare la materia prima (i ragazzi) che si trova di fronte e adattare i principi in cui crede per raggiungere gli obiettivi. Proporre a tutti lo sviluppo della creatività attraverso gli allenamenti cognitivi e far ragionare i ragazzi sulle situazioni di gioco sicuramente è importante per allenare anche la mente e trovare soprattutto stimoli ed occasioni per far crescere questi ragazzi il meglio possibile. Bisogna stare anche attenti anche a non metterli in difficoltà. C’è bisogno anche delle regole.
      E’ importante però che il sistema di regole che comunque è indispensabile per poter gestire qualunque situazione sia autoregolato dalla motivazione e dalla interconnessione con l’ambiente e con i compagni. Su questo aspetto la tesi di Albertini aiuta ad approfondire questo concetto.
      Spero di averti risposto in parte anche se l’argomento merita sicuramente più approfondimenti.
      Sarei contento di proseguire questo confronto sicuramente arricchente anche per altri mister o appassionati di calcio.
      A presto
      Ciao
      Paolo

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