Perché i giocatori lasciano la squadra?

I molti tornei che si svolgono in questo periodo permettono di incrociare molte persone che negli anni si conoscono nelle varie società. Si parla del l’annata appena trascorsa e del futuro soprattutto e siccome la maggior parte delle squadre hanno già fatto un po i loro conti in casa propria è questo il periodo in cui sia in mister che i giocatori scoprono chi si ferma e chi parte e in alcuni casi anche se la squadra ha o meno abbastanza giocatori per continuare la stagione successiva. Ma perché i giocatori lasciano la squadra? Qual è il motivo principale?
In questi anni ho avuto il piacere di lavorare con molti giocatori delle giovanili ed è sempre difficile perdere uno di loro con cui hai vissuto un periodo della tua vita. Ognuno di loro ha qualcosa di diverso che offre alla squadra, ai suoi compagni e a me allenatore. Un’autentica ricchezza (anche quei ragazzi che sembrano più rompicoglioni).

C’è chi va via perché attirato da squadre più importanti e c’è chi va perché scontento del gruppo o del mister o del lavoro svolto durante l’anno. I motivi sono tanti ed e difficile in genere ridurre tutto ad un motivo unico.
Come mister dobbiamo sempre valutare il percorso e le opportunità che abbiamo dato. Se la nostra spinta di fondo è stata quella di sviluppare i giocatori in modo che raggiungano il livello più alto possibile nello sport e nelle relazioni personali allora significa che abbiamo fatto il nostro lavoro nel migliore dei modi e che, se il giocatore non resta, ha avuto comunque un’opportunità di vivere un’esperienza che magari sul momento non è stata completamente appagante ma che negli anni verrà sicuramente rivalutata ed apprezzata se, non altro per la coerenza con cui l’abbiamo portata avanti.
E’per questo che un mister deve sviluppare meccanismi di valutazione trimestrali. Ogni “100 giorni” è necessario rivedere gli obiettivi iniziali e rivedere i dati per confermare o meno il progetto iniziale.
Questa settimana ho sentito parlare di una squadra che si è dovuta sciogliere perché non ci son abbastanza giocatori per andare avanti l’anno prossimo.
Quando ho chiesto perché diversi giocatori se ne stanno andando mi è stata data una lunga storia di partite perse, mi è stato detto che i giocatori hanno perso interesse e i genitori hanno “alimentato” il malcontento generale .
E ‘un peccato perché penso sempre se all’inizio non si sarebbe potuto evitare un simile epilogo. Probabilmente in quella squadra c’erano aspettative non chiarite ad inizio stagione e questo ha portato a scoprire a metà strada che non erano preparati o che l’allenatore non era interessato o i genitori non avevano davvero chiaro quali erano le direttive reali della squadra.
E’ quasi sempre un problema di organizzazione. A volte è la società ad essere inesistente, a volte è il mister a non essere in grado di apprezzare i ragazzi che ha in squadra, a volte sono i genitori che hanno aspettative diverse e non capiscono cosa sta realmente succedendo soprattutto ai loro figli.
E’ per questo che è molto importante mettersi in gioco tutto l’anno, partecipare a serate di formazione, organizzare incontri con i genitori creare occasioni per conoscere i propri giocatori oltre all’allenamento e alle partite.
Altrimenti si rischia di perdere il divertimento. L’apprendimento, la possibilità di crescere e tutte quelle occasioni sociali che accompagnano l’essere in una squadra (pizza, serate, eventi sportivi da andare a vivere assieme, ecc.)sono aspetti fondamentali che sviluppano una sana rete di relazioni e confronto ma soprattutto sono quello che ci fanno divertire ed apprezzare quello che facciamo.

Questi aspetti a fine stagione devono essere valutati da ogni mister e presi in considerazione nella programmazione dell’anno futuro.
Capire e sottolineare i punti di forza (per fortuna un po ne abbiamo e in genere ci dilunghiamo a parlarne) ma anche i punti deboli (anche qui ne abbiamo tanti ma a volte facciamo finta di dimenticarcene) per poter migliorare.
MI è sempre rimasto in mente il titolo di un incontro a cui partecipai insieme ad alcuni miei coetanei quando avevo attorno a 16 anni: “Grandi perché limitati. Capire che abbiamo dei limiti è il primo passo per organizzarci e migliorare”.
E per questo che la mia speranza è che tutti quei giocatori (ragazzi prima di tutto) che lasciano una squadra si uniscano ad un altra squadra dove possano ottenere il meglio per loro e possano avere la possibilità di esprimersi sia tecnicamente che personalmente per continuare il loro percorso di crescita. Un cambiamento che gli possa tornare utile.
Noi gli abbiamo dato la nostra opportunità di divertimento.
A quanti stanno cambiando primo obiettivo: continuare a divertirsi o cercare un progetto che vi permetta di farlo!
In bocca al lupo!!!