Ma chi te lo fa fare di andare ad allenare il calcio femminile?

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Mai come in questo periodo sono stato tanto vicino ad allenare un importante  squadra di calcio femminile. Per me una novità perché, a parte, un’esperienza tanti anni fa come allenatore della rappresentativa di calcio a 5 non ho avuto altre esperienze di questo tipo se non allenamenti sporadici.

Una sfida.

Il direttore sportivo (che mi vuole fortemente) ha puntato su questa motivazione per farmi accettare anche perché conoscendomi sa che la sana competizione mi appartiene e che soffro, vista l’esperienza che non ho nel femminile, di non essermi mai messo alla prova soprattutto a questi livelli.

Penso che allenare il calcio femminile possa essere un’esperienza altamente gratificante per tante motivazioni. Ed  è una sfida che, in effetti, mi appassiona e che voglio condividere con il blog soprattutto per suscitare un ulteriore confronto.

In questi mesi mi sono informato sull’ambiente, ho visto partite, allenamenti, ho studiato e soprattutto mi sono confrontato con chi mi conosce bene e sa come lavoro per capire se sono in grado di fare la differenza come allenatore nel calcio femminile di un certo livello.

Sono partito da cosa si aspettano le calciatrici dal loro mister ideale:

  1. Disponibile e presente
  2. Professionale e serio
  3. Motivare e comunicatore
  4. Preparato e competente
  5. Autorevole
  6. Capace di adattarsi
  7. Carismatico ed empatico
  8. Comprensivo
  9. Sincero, deciso e schietto
  10. Rispettoso e coerente

Aspetti che sembrano scontati ma se ognuno di noi prova a  valutare il suo operato nelle ultime settimane (rispetto a queste voci), che voto si darebbe?

Forse tutti voti positivi ma attenzione a valutare se ci sono stati  “cali” fisiologici o qualche mancanza di attenzione o ancora qualche urlo di sfogo per un’azione andata male, perché sicuramente in ambito maschile verrebbe ignorato o per lo meno non ritenuto così importante mentre non sempre verrebbe gradito da una squadra femminile e dovrebbe essere gestito.

Parlando con alcune ragazze della loro mister, ad esempio, dicono che è veramente preparata e normalmente avrebbe tutte le caratteristiche citate  sopra, ma essendo una donna è facile ad impuntarsi e la conseguenza è che non ottiene il massimo dalle ragazze perché le “remano contro”.

Ancora altre parlando del loro mister (stesse condizioni di cui sopra) dicono che è preparato ma “ha una flemma che neanche mio nonno” e non riesce a motivare portando la squadra a non essere vincente.

Fin dai tempi dell’Inter (la seconda esperienza che ho avuto con il femminile) dovendo pianificare una seduta di allenamento, il mio supervisore mi fece notare di approfondire molto le spiegazioni sulla tecnica e la tattica individuale e collettiva perché sarei rimasto sorpreso dalla dedizione e soprattutto dall’applicazione che le ragazze erano in grado di garantire in allenamento e soprattutto poi in gara.

Le giocatrici di calcio femminile sono infatti fortemente motivate a migliorare le loro abilità e la loro performance e sono spesso appassionate del gioco anche nelle minime sfaccettature.

Dal punto di vista tattico la maggior parte delle ragazze sono bravissime, molto più dei ragazzi. Conoscono la terminologia, nel mister cercano, anzi, vogliono sentirti parlare di tattica.

Dal punto di vista motivazionale  le ragazze hanno una maggiore propensione al lavoro e una maggiore capacità di attenzione e di analisi. Tendono a preferire allenamenti che implicano uno stile collaborativo e non competitivo.

Di contro però tendono ad incolparsi facilmente, attribuendo i propri insuccessi, i fallimenti e le sconfitte a se stesse (hanno infatti, in generale, una scarsa autostima e poca fiducia nelle proprie capacità).

Tendono a complicare anche le situazioni semplici e, cosa più importante, non hanno un modello di riferimento femminile al quale ispirarsi.

Allenare il femminile quindi deve portare il mister a prepararsi molto bene su:

  1. saper ascoltare i reali bisogni delle ragazze,
  2. ragionare sempre democraticamente
  3. saper motivare le scelte adottando un comportamento corretto e coerente,
  4. saper dare fiducia (responsabilizzazione, rinforzi positivi, incoraggiamenti e istruzioni tecniche),
  5. calibrare con competenza gli allenamenti sulle reali capacità delle ragazze
  6. stimolare la consapevolezza degli apprendimenti enfatizzando l’impegno per l’ottenimento dei miglioramenti,
  7. correzione dell’errore attraverso istruzioni tecniche.

E’ riconosciuto da molti che se, da mister, riesci a conquistare la loro fiducia, le ragazze ti seguiranno molto più dei maschi (anche in mezzo al fuoco, mi disse il supervisore) ma se ti “squadrano male” farai molta fatica.

Di me, ad esempio (sempre ai tempi dell’Inter) dissero: “Sembra sempre calmo ma colpisce quando c’è da colpire”. Non ho mai capito se era un commento positivo o negativo (ahahah).

Anche la gestione dello spogliatoio è più faticosa rispetto al mondo maschile. Le ragazze, tra di loro possono essere molto amiche, ma anche abbastanza vendicative.  Il mister deve gestire subito ognuna di queste situazioni per evitare di compromettere presenza e impegno di ciascuna delle ragazze.

In generale un mister , secondo il mi punto di vista dovrebbe essere sempre trasparente nelle sue scelte e nei suoi modi di fare. Con le ragazze è un obbligo. Devi sempre essere trasparente e non devi raccontare storie. Sembra scontato ma non lo è.

PDF: TESI DI ROBERTO PIROVANO. ANALISI DELLO SVILUPPO DEL CALCIO FEMMINILE  NEL SETTORE GIOVANILE SCOLASTICO Footballidea

Ci sono poi da valutare le differenze anatomico-strutturali tra uomini e donne utili a impostare poi gli allenamenti e i carichi di lavoro.

Il fatto di avere il bacino allargato per favorire il parto, porta le ragazze ad una maggiore inclinazione dell’asse del femore che comporta un aumento del valgismo del ginocchio, uno spostamento laterale della rotula, comportando cosi un carico superiore sull’esterno e quindi una maggiore predisposizione agli infortuni dei legamenti (ginocchio-caviglia).

calcio femminile differenze uomo donna

Le ragazze hanno, in genere, anche un ventricolo sinistro più piccolo, una massa  di sangue minore,  una minore capacità di trasporto di ossigeno ai muscoli e questo comporta una diversa risposta rispetto agli uomini riguardo al recupero respiratorio e all’intensità nei vari esercizi.

Altra differenza importante è una minore formazione ossea e un minore sviluppo della massa muscolare dovuta alla diversa produzione di testosterone anche se a livello di prestazione la distanza totale percorsa in una partita è simile tra uomini e donne.

Nonostante non sia più un mister alle prime armi, in questi mesi, ho avuto modo di approfondire esperienze e varie teorie che sono state uno stimolo a mettermi in gioco e a prepararmi con conoscenze specifiche, competenza e passione. Ci sono per me ancora ampi margini di miglioramento.

Non so ancora se accetterò la proposta o se la società è disponibile ad aspettare i “miei pensieri” ma ringrazio il Ds per avermela fatta pur sapendo che il mio animo “guascone” gli porterebbe sicuramente dei fastidi da gestire rispetto alle regole sociali e all’inquadramento gerarchico della società.

Come ho già detto in passato ho avuto la fortuna (mai avuta prima) di avere diversi mesi di tempo per valutare il mio futuro e adesso che la scelta si avvicina spero che tutti gli aspetti che non dipendono da me si chiariscano per capire finalmente cosa farò da grande!!!

Questi argomenti sono in continua evoluzione e sviluppo.

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