Rimanere solidi nella disperazione del momento

Ieri mi sono creato un’occasione per stare con mio figlio più grande per diverse ore. Durante il viaggio abbiamo scambiato qualche chiacchera poi abbiamo lavorato assieme e alla fine stanchissimi cena e viaggio di ritorno ridendo e scherzando.
Cose semplici ma non scontate.
Il 4 aprile di 3 anni fa mio figlio ha avuto un arresto cardiaco in campo e anche se è passato del tempo e oggi sta benissimo, ho ancora chiari e nitide alcune immagini di quel giorno.
Quando ho visto in tv quando accaduto ad Eriksen le emozioni son ripartite come se non fosse passato un minuto da quella partita di 3 anni fa.
Mi sono sentito strano, mi sono dovuto sedere perché ho avuto per un attimo la sensazione di poter cadere. I ricordi che fino a quel momento non mi avevano neanche sfiorato sono affiorati a centinaia. Frammenti di situazioni, volti, emozioni, paure.
Paura che è rimasta dentro fin dal primo istante ma che si è trasformata in speranza e gioia quando alla notte insieme a mia moglie, mano nella mano, in rianimazione abbiamo visto segnali di ripresa, alcuni involontari ma altri più coscienti.
Da li, una lenta ma totale ripresa. La ricerca della normalità come sopravvivenza anche se sicuramente a tutti è rimasto dentro qualcosa ed ognuno di noi ci deve convivere, mio figlio per primo.
E’ per questo forse che ho apprezzato molto nelle immagini viste in tv (come dice l’amico Duccio Simonelli) “il rimanere solidi nella disperazione del momento” sia da parte del capitano Kjaer, lestissimo nel capire e soccorrere che dei compagni di squadra che hanno protetto il loro campione sia degli altri che man mano sono stati coinvolti.
Penso sia l’aspetto fondamentale.
Niente plateali disperazioni ma intervenire, aiutare, vivere, partecipare, pensare, pregare, organizzare, sorridere…
…un grosso grazie a chi lo ha fatto con noi e un augurio che accada ad Eriksen e alla sua famiglia (come dalle immagini sembrerebbe)!
