Dopo la Resilienza? L’anti-fragilità

Share:

In uno dei precedenti articoli ho trattato il tema della resilienza ma oggi voglio fare un passo ulteriore e presentarvi un costrutto psicologico molto recente ed attuale: l’anti-fragilità.

Il primo a parlare di anti-fragilità è stato Nassim Thaleb nel suo libro “Antifragile. Prosperare nel disordine” ed è stata definita come quella capacità, da parte di un soggetto, di usare l’incertezza a proprio vantaggio.

Quale situazione migliore per sperimentare l’incertezza e l’imprevisto se non quella che tutti noi stiamo vivendo in questi mesi? Questo concetto ci coinvolge tutti, anche perché in questa realtà 2.0 siamo immersi in un costante cambiamento potenziale, ecco perché dobbiamo riuscire a cogliere la possibilità di trasformare il limite in opportunità.

Questo implica lo sviluppo di un mindset ovvero un atteggiamento mentale che sia antifragile nel momento stesso in cui sul nostro cammino incontriamo un ostacolo imprevisto; tale impedimento attiva nella persona quelle risorse interne che consentono di usare l’ostacolo a proprio vantaggio ed evolvere.

Due sono le emozioni/sensazioni che permettono di alimentare e orientarci verso l’antifragilità: la curiosità e la sorpresa. Date queste informazioni, quali applicazioni possiamo avere nel mondo sportivo e in particolare sul campo con i ragazzi?

anti-fragilità

Partiamo dal presupposto che antifragilità si nasce e si diventa: essa è infatti una caratteristica che tutti noi possediamo, in misure differenti, ma che possiamo anche allenare! Una delle sue caratteristiche operative è l’adattamento proattivo ovvero la capacità di reagire in modo proattivo e funzionale a contesti nuovi, a una transizione/crisi.

In tal senso l’allenatore può trasmettere un’idea costruttiva dell’errore, come un occasione di crescita e non un elemento che porta esclusivamente al fallimento.

La seconda caratteristica è l’evoluzione agonistica intesa come la spinta di un soggetti di ricercare attivamente delle situazioni nuove in cui sperimentarsi, la volontà di uscire dalla propria zona di confort e mettersi alla prova; rispetti a tale aspetto, l’allenatore e lo staff tecnico possono permettere, soprattutto nel settore giovanile, uno scambio di ruoli costante dove ciascuno può sperimentare nuove risorse e responsabilità.

L’ultimo elemento operativo che voglio analizzare è l’agilità emotiva che implica una gestione delle proprie emozioni consapevole ed efficace sia per quanto riguarda gli atleti, per i quali dovrebbe essere previsto di base un lavoro con lo psicologo dello sport, sia per gli allenatori, i quali durante la partita devono saper stare dentro le proprie emozioni, positive o negative che siano, senza essere completamente immerso in queste.

Share:

Leave a reply