SHEFFIELD UNITED

Una squadra di tifosi e vecchi amici sta scrivendo la storia della Premier League.
E’ il 12 maggio del 2016 quando la dirigenza dello Sheffield United annuncia il nuovo manager delle Blades. Dopo cinque stagioni in Division One, il terzo livello del campionato inglese, e dopo i recenti fallimenti di Nigel Clough e Nigel Adkins, la scelta della società cade su Chris Wilder. Non è una scelta che entusiasma troppo il popolo di Bramall Lane, ma Chris Wilder può puntare su due aspetti che non sono passati inosservati a dirigenza e tifosi della metà biancorossa di Sheffield.
Il primo è la sorprendente promozione ottenuta poche settimana prima con il Northampton passato dalla Division Two alla Division One con un percorso straordinario. 99 punti ottenuti, 13 di vantaggio sulla seconda in classifica, con un club praticamente in bancarotta (per diversi mesi lo staff non ha visto una sola sterlina di stipendio) e una rosa costruita prevalentemente con calciatori svincolati, prestiti o provenienti da campionati semi-professionistici.
Ma è soprattutto “l’altra carta” che Wilder può giocarsi con i supporters delle Blades. Per lo Sheffield United, di cui è accanito tifoso, Wilder ha giocato per 7 stagioni. Perfino durante il suo periodo a Northampton, quando non era impegnato in panchina con i Cobblers, non era raro trovarlo sugli spalti del Bramall Lane come un semplice supporter. Quando Wilder arriva al Club si trova però immediatamente catapultato nella peggiore situazione possibile per un manager: l’obbligo di vincere, riportando lo Sheffield nella categoria cadetta della Championship e farlo senza avere praticamente un soldo da spendere.

Chris Wilder non si perde d’animo. D’altronde ha vissuto situazioni pressoché identiche in tutta la sua carriera da manager, trascorsa tra i semiprofessionisti della Conference e il livello più basso della Lega inglese, la Division Two. Inizia un lavoro certosino di ricerca, di contatti, di partite viste e di calciatori sotto osservazione.
La sua prima mossa appena arrivato al Club è strategica e sarà un’autentica folgorazione: promuovere il bomber Billy Sharp a capitano del club. Sharp a Sheffield ci è nato, ci ha esordito tra i professionisti, ci è tornato una prima volta nel 2007 e dalla stagione precedente è tornato “a casa”.
E, come Wilder, è un tifoso sfegatato delle Blades. Sarà una delle mosse più azzeccate di tutta la sua gestione al club. Wilder è carismatico, ci mette passione ed entusiasmo. Qualche vecchio dirigente lo paragona all’immenso Bill Shankly, l’uomo che trasformò a fine anni ’50 il Liverpool F.C.
“Da quando c’è lui si respira un’atmosfera diversa. L’entusiasmo e la passione che sa trasmettere sono contagiose. Si capisce già adesso che le cose stanno cambiando”.
Quando inizia il campionato c’è trepidazione e attesa, dopo tanti anni grigi e di speranze frustrate. Il campo però dà un verdetto opposto. Nelle prime quattro partite di campionato arrivano tre sconfitte ed un pareggio. La delusione è tanta e qualcuno (tutto il mondo è paese) già si lascia andare a nefasti proclami.
“Come possiamo sperare di tornare in Championship senza il becco di un quattrino e con un manager che al massimo ha allenato in Division Two?”.
Altri vanno addirittura oltre e parlano della partita successiva, quella in casa con l’Oxford United, come “ultima spiaggia” per Wilder. A venticinque minuti dalla fine lo Sheffield United sta perdendo per una rete a zero. Ci sono mugugni e dalle tribune del Bramall Lane si è già alzato qualche fischio. Poi, nel giro di otto minuti, ci penseranno “Capitan Sharp” e James Wilson a ribaltare il risultato.
Da quel giorno Wilder e i suoi ragazzi non si fermeranno più, iniziando una cavalcata trionfale che li vedrà dominare il campionato chiuso al primo posto con 100 punti all’attivo, 92 reti segnate e le ultime 17 partite della stagione chiuse con 13 vittorie e 4 pareggi.
Billy Sharp sarà determinante. Il suo bottino sarà di 30 reti. La metà biancorossa di Sheffield si è risvegliata finalmente dal suo torpore. Nella stagione successiva si penserà a gettare le basi per “alzare il tiro” ed iniziare a costruire un progetto che nel giro di tre-quattro stagioni permetta allo Sheffield United di fare ritorno in quella Premier che manca dal 2007.

Intanto si potrà tornare a sfidare i rivali cittadini del Wednesday e questo, per un tifoso delle Blades, significa già tantissimo. Lo Sheffield United si rivela un osso duro per tutti quanti e per quasi tutta la stagione le Blades “flirteranno” con la possibile qualificazione ai play-off, sfumati per colpa di qualche sconfitta di troppo nel finale di stagione. Il decimo posto finale è assolutamente lusinghiero. Wilder ha assemblato una squadra coesa, organizzata, combattiva e con una mentalità offensiva da risultare a volte quasi spregiudicata. Il tutto spendendo nel complesso meno di un milione di sterline.
Ma è nella stagione successiva, la 2018-2019, che Chris Wilder e lo Sheffield United compiono un autentico capolavoro. Bastano poche settimane di campionato per capire che per i due posti che assicurano la promozione diretta alla Premier ci sono tre squadre praticamente sullo stesso livello: Il Norwich City di Daniel Farke, il Leeds di Marcelo Bielsa e lo Sheffield United di Chris Wilder. Per buona parte della stagione sembra che le prime due abbiano qualcosa in più dello Sheffield, ma il finale di stagione racconta un’altra storia.
Mentre il Norwich si mostra regolare e affidabile per tutta l’annata, il Leeds United pare arrivare senza benzina alla volata finale. Al contrario le Blades con una seconda parte di stagione strepitosa (una sola sconfitta nelle ultime 18 gare) riescono a superare sul filo di lana i “bianchi” di Elland Road conquistando una promozione in Premier che, sono le parole del Presidente Mc Cabe, arriva almeno con una stagione di anticipo rispetto alle più rosee previsioni.

A questo punto, dopo anni di carestia e di casse con poca liquidità, è doveroso attendersi invece cospicui investimenti. La squadra è ancora in gran parte composta da giocatori che erano presenti tre stagioni prima in Division One: troppo poco per contraddire le cassandre che prevedono un veloce ritorno dello Sheffield United in Championship, ma ci pensa Chris Wilder a zittire tutti quanti.
“Noi non possiamo pensare di combattere contro il Liverpool, le due di Manchester o i tre squadroni di Londra. Noi dobbiamo ispirarci al Bournemouth di Eddie Howe, che ha nelle sue fila calciatori come Harry Arter che giocava con loro in Conference. Questo è il nostro modello da seguire. E se ce l’hanno fatta loro non vedo perché non possiamo riuscirci anche noi”.
Aggiungendo una frase meravigliosa, che implica un termine assai poco comune nel mondo del calcio e dello sport in generale: la riconoscenza. «Il cuore del team sarà ancora formato da quei ragazzi che ci hanno consentito di uscire dal “pantano” della Division One e che ora meritano di dimostrare che possono vincere partite di calcio anche nella fottuta Premier». Mai parole furono più azzeccate.
Lo Sheffield United ora sta volando in campionato: è in lotta per una qualificazione alla prossima Europa League e non solo (al momento il quarto posto non è una chimera, tutt’altro) ma non è nei risultati o nelle statistiche che si può spiegare questa sorta di miracolo sportivo.
LA TATTICA
Chris Wilder è uno degli allenatori più fedeli alla vecchia scuola del calcio inglese. Grinta, cuore, passione. Tackle duri e cross dalle fasce. Il suo Sheffield sembra uscito da un vecchio video della First Division degli anni ’80. “No bullshit” è una delle sue frasi preferite. Niente inutili complicazioni.Il calcio è un gioco semplice e la semplicità non è un difetto, ma un grandissimo pregio. L’allenatore delle Blades è però al tempo stesso un abile innovatore.
In uno schema consolidato come il 3-5-2 è presente un movimento, creato da Wilder e mai visto prima su un campo di calcio, talmente rivoluzionario da meritarsi l’ammirazione e i complimenti da allenatori del calibro di Pep Guardiola, Jurgen Klopp e Marcelo Bielsa. Si tratta degli ormai celebrati “overlapping central defenders”, ovvero i due difensori centrali esterni (solitamente Jack O’Connell e Chris Basham) che vanno in sovrapposizione sulle fasce (presidiate da George Baldock e Enda Stevens) creando così quella superiorità numerica che permette allo Sheffield United di essere la seconda squadra della Premier ad effettuare più cross (dietro il Manchester City e davanti all’Everton).

Questo movimento, che fu una sorpresa per i team di Championship la scorsa stagione, lo è ancora di più quest’anno nella Premier. L’impostazione voluta da Wilder vuole che il centrocampista difensivo (Oliver Norwood) rimanga a protezione del difensore centrale che avanza, e prevede poi che oltre alle due punte (David Mc Goldrick e Lys Mousset) ci sia sempre un altro centrocampista centrale (John Fleck o John Lundstram) presente in area al momento del cross.
Proprio la figura del centrocampista centrale è stato l’unico vero cambiamento tra lo Sheffield United della promozione e quello di quest’anno in Premier League. Mentre l’anno scorso veniva utilizzato in chiave più offensiva dietro le punte, quest’anno gioca invece dietro gli altri due centrocampisti centrali fungendo da schermo protettivo alla difesa e da primo costruttore di gioco.
IL GRUPPO
Molti dei giocatori dell’attuale rosa sono gli stessi del primo trionfale campionato di Division One vinto tre stagioni or sono. E se è vero che “vincere” è il miglior collante possibile per un gruppo è anche vero che questo nucleo di calciatori, composto quasi esclusivamente da calciatori britannici, è assolutamente coeso e unito anche “fuori” dal rettangolo di gioco. Colazioni tutti insieme al campo di allenamento e cene che coinvolgono tutti i componenti dello staff, inclusa la frequentazione collettiva dei principali pub di Sheffield, con Chris Wilder per primo a riconoscere che “un paio di pinte non hanno mai ucciso nessuno”.
Come ricordato anche recentemente in un’intervista dal centrocampista John Lundstram (uno di quelli che ha giocato in tutte le quattro divisioni professionistiche inglesi),
“noi non ci disperdiamo a fine allenamento come quasi tutti gli altri team. Siamo molto uniti e passiamo un sacco di tempo insieme. E questo credo che si veda sul campo”.
Già, il campo. «Nessuno di noi, a cominciare dal Manager, accetta che qualcuno dia meno del 100% in campo. Da noi non ci sono primedonne. E il Boss è molto attento a scegliere calciatori con le giuste caratteristiche» conclude il numero 7 delle Blades.
CHRIS WILDER
Inutile negarlo. La principale ragione del successo dello Sheffield United risiede in quest’uomo. Persona estremamente preparata, meticolosa e attenta professionalmente quanto onesta, diretta e trasparente umanamente. “Quando hai fatto bene il tuo lavoro non esita a dirtelo, complimentandosi senza ipocrisia” racconta l’esterno destro George Baldock, “ma se non è contento di quello che hai fatto non te lo manda a dire. E con lui guai a montarti la testa. Ti fa tornare immediatamente con i piedi per terra!”.
John Lundstram aggiunge che “ci sono allenatori che ti mandano improvvisamente in panchina o in tribuna senza darti una spiegazione, anzi, quasi evitandoti per l’imbarazzo. Con Wilder questo non succede. Ti spiega sempre esattamente il perché delle sue scelte e questo i calciatori lo apprezzano tantissimo”. Una delle prime cose che fece Wilder una volta insediatosi allo Sheffield United fu di togliere dai muri degli spogliatoi del Bramall Lane tutte le frasi “motivazionali” dei suoi predecessori. La spiegazione?
“Fate già il mestiere più bello del mondo. Se non sapete trovare le motivazioni senza questi fottuti slogan siete da prendere tutti a calci nel culo”.

L’AMBIZIONE
Lo Sheffield United dopo la tremenda, immeritata e sfortunatissima retrocessione del 2007, è stato per anni lontano dal calcio che “conta”. Ora nessuno si pone più limiti, e ancora una volta questo lo si deve essenzialmente a Wilder. In tutta la sua carriera da manager non ha praticamente mai avuto denaro da spendere per acquistare giocatori, dimostrando che non è indispensabile avere un portafogli pieno per raggiungere dei risultati.
“I risultati non si comprano ma si costruiscono”, è una delle sue tante frasi. E questo Sheffield United, costruito con calciatori in gran parte acquistati a parametro zero o per cifre quasi ridicole nel mercato attuale, lo dimostra. Nella partita pareggiata a novembre fuori casa contro il Totthenam lo Sheffield si è presentato in campo con 10 calciatori su 11 che erano già al club nella stagione precedente. 1-1 il punteggio, con Wilder scontento a fine gara.
“Oggi dovevamo vincere. Abbiamo giocato meglio di loro e lo avremmo meritato”.
DAL VANGELO SECONDO CHRIS WILDER
«Pressione? La pressione di vincere o perdere una partita in Premier? Questa non è pressione. La pressione l’avevo a Northampton quando rimanemmo tre mesi senza prendere una sterlina. Un giorno andai a far spesa al supermercato e quando arrivai alla cassa la mia carta di credito venne rifiutata. Questa è pressione».
È molto facile incontrare Chris Wilder su un autobus, in giro per la città o ancora più facilmente nel suo pub preferito di Sheffield. «Sono stato l’allenatore della squadra di questo pub e in tutte le squadre dove sono stato ho lasciato dei buoni ricordi. Qui, oltre a quelli, c’è anche la birra buona». Da buon manager “old fashion”, poi, una delle cose più odiate da Wilder sono i procuratori.
“Capisco che il mondo sia cambiato, anche nel calcio. Ma i calciatori dovrebbero imparare a riprendersi in mano il proprio destino. Grazie ai procuratori guadagnano qualcosa in più ma professionalmente non sempre fanno le scelte giuste. Cervello e portafogli non vanno sempre d’accordo”.
Chris Wilder ha recentemente rinnovato il contratto con le Blades fino al 2024, rilasciando questa dichiarazione. «Ho sempre sognato di allenare qui. Adesso che ci sono riuscito secondo voi dovrei andarmene?». Ci sia concesso rispondere: certo che no. Lunga vita allo Sheffield United, a Chris Wilder e al vero calcio inglese.