Progetto “Libere di giocare” – Il calcio femminile saharawi

Voglio parlare di questo progetto, perché crei uno spunto di riflessione sul calcio maschile e femminile di periferia.
In un mondo dove sembra sempre tutto dovuto, trovo importante portare rispetto ai campi comunali che permettono a tutti di giocare! Per quanto siano malandati non saranno mai poco confortevoli come la sabbia nel deserto a 40 gradi dove queste bambine giocano e si allenano!
Trovo importante che si torni a parlare dell’impegno nel volontariato sportivo in Italia, perché sta scomparendo e ciò porterà a morire molte realtà. Da questo pensiero che interessa direttamente il calcio italiano, vorrei parlare del progetto della mia associazione nei campi saharawi e di quanto un piccolo gruppo di volontari possa andare avanti, nonostante le difficoltà che ogni anno si vengono a sommare.
Sostenere questo progetto in Africa, mi ha insegnato come dovremmo ricominciare a sostenere il calcio giovanile italiano, spendere il nostro tempo per loro, perché “Tutti i bambini hanno diritto di giocare”. Il calcio ci sta chiedendo il sacrificio di aiutare a formare i volontari che seguono le categorie giovanili, che saranno il futuro di questa disciplina e nel fare ciò dobbiamo creare opportunità e non sbarramenti.
Ringrazio College Life Italia per la realizzazione del seguente video, come lo porto alle associazioni sportive/fondazioni/società che ne hanno preso parte- Sport Managment Institute – U.S. Ladispoli femminile – Roma Calcio Femminile – Asd Trastevere calcio Femminile
COS’È il progetto libere di giocare?
“Libere di giocare” è un progetto di sviluppo e diffusione del calcio femminile tra la popolazione musulmana Saharawi (donne, ragazze e bambine) nei campi dei rifugiati ad Al Layoun e Smara. Del progetto se ne occupa la associaione Tuttimondi, che lo finanzia attraverso i ricavi del torneo di calcio a 5 femminile “Tuttimondi Cup” che si svolge ogni anno a Praticello di Gattatico (RE). (Edizione 2020 sarà il 6/7 giugno)
https://www.facebook.com/tuttimondi2014/videos/1689044421356649/?t=34
PERCHÉ UN PROGETTO DI COOPERAZIONE internazionale….. SPORTIVO ?
Tuttimondi è una associazione a promozione sociale che utilizza, oltre ai mezzi classici, lo sport come veicolo per lo sviluppo sociale e per diffondere i propri valori ed ideali di solidarietà ed integrazione.
Come sostiene la fondatrice del progetto: “Non di solo pane vive l’uomo”. Gli aiuti umanitari e lo status di rifugiati garantiscono ai Saharawi tutto ciò che è necessario alla loro sopravvivenza in pieno deserto del Sahara, ma è altrettanto vero che ciò non è sufficiente a rendere la vita di centinaia di migliaia di persone degna di questo nome.
https://www.facebook.com/tuttimondi2014/videos/1689044694689955/
cosa chiedono i saharawi, cosa può rendere la loro vita più dignitosa?
I Saharawi chiedono di poter impiegare il loro tempo positivamente a favore della famiglia e della comunità attraverso un lavoro, ma allo stesso tempo di poter avere occasioni di svago e di mantenersi in salute.
Per questo, da anni dall’Italia forniamo sostegno nello sviluppo e consolidamento del loro sistema sportivo: Tuttimondi, il CISP, la regione Emilia Romagna, Uisp, Jaima Saharawi, El Ouali, Kabara Lagdaf ed una fitta rete di altre associazioni ed amministrazioni locali lavorano a tal scopo fin dal 2007, dividendo i compiti in base alle competenze ed ai mezzi a disposizione.
e quali sono i bisogni delle donne?
Le donne chiedono opportunità di maggiori emancipazione ed autodeterminazione.
La associazione Mujeres Saharauis UNMS è una tra le più attive su questi temi.
Di cosa si occupa l’associazione Tuttimondi in questo progetto?
A Tuttimondi è affidato il compito di collaborare con le allenatrici locali per far crescere il movimento del calcio femminile, in risposta alle sollecitazioni giunte dalle donne di ogni età . Perciò le bambine chiedono di praticare lo sport che amano, senza discriminazioni, mentre le ragazze chiedono di non perdere la loro rete di amiche nel rispetto dei doveri in ambito domestico e di acquisire la libertà di continuare a giocare a calcio, allorché le donne chiedono di fare movimento, in tutela della propria salute, prevenendo molti disturbi legati all’ipomobilità. Infine, le istruttrici, diventando allenatrici, vedono in prospettiva la speranza di poter diventare professioniste.
(Vedo una certa analogia con il calcio femminile italiano)
Riprenderò l’argomento nei prossimi articoli. Ciao.