SENSAZIONI DA MISTER – Il passaggio dai grandi ai piccoli…(ssimi)!

Come già scritto in qualche articolo dei mesi precedenti, l’anno 2019 ha significato a livello calcistico un cambiamento importante.
Dopo gli ultimi anni passati con categorie Esordienti e Giovanissimi (annate 2003, 2004, 2005), quindi vivendo i primi approcci e i primi campionati con il calcio a 11, mi ritrovo allenatore di una squadra di Pulcini 2012, 7 anni.
Oggi, in condizioni di sofferenza per il secondo allenamento della settimana annullato causa la pioggia incessante su Parma, mi sono ritrovato a riflettere sul passato e ho trovato l’ispirazione per raccontarvi un pochino questo passaggio.
Faccio una premessa, spiegando i motivi di questa scelta…un pochino voluta, un pochino forzata.
Avevo già raccontato, sempre nei precedenti articoli, della mia ultima e complicatissima esperienza; un mix di problemi societari che ha portato ad una diaspora generale a fine anno, uniti al faticosissimo lavoro in campo completamente da solo con 24 quattordicenni per il 70% totalmente disinteressati verso il calcio e lo sport.
In primavera, quando la stagione stava per terminare, ho iniziato a valutare tutte le proposte che stavano arrivando. Ero alla ricerca di un ambiente nuovo, di stimoli nuovi, ma soprattutto di non rovinarmi ulteriormente la salute mentale con situazioni distruttive.
Decisi di scegliere una società che da tantissimi anni mi incuriosiva e affascinava, di cui avevo sempre sentito parlare bene, e che sembrava avere quei requisiti di serenità e tranquillità che stavo tanto cercando: U.S. Astra , società storica di Parma, che mi avrebbe potuto offrire però solamente l’annata 2012, appunto. Precisamente, avrebbe significato scendere di 7 anni rispetto ai ragazzi che stavo allenando. Un passaggio importante e non semplice, ma ho accettato subito spinto dalla voglia di entrare in questa nuova società.
Così, dopo i vari incontri di rito, mi preparai ad aspettare l’inizio della stagione e a programmarla. Con lo scorrere delle settimane estive notai una prima differenza importante: ma il ritiro? la preparazione? gli allenamenti del 18 di Agosto?
Regnava in me un senso di smarrimento, perchè come tutti gli allenatori delle annate “grandi” ero abituato ad iniziare il lavoro quotidiano in quel periodo. Mancava il campo, soprattutto vedendo i miei amici e colleghi già all’opera, ma decisi di trovare il risvolto positivo nel maggiore riposo dopo una terribile faticata lavorativa nel mese di Luglio.
Arrivò finalmente l’inizio delle attività. Ricordo ancora che al ritorno a casa dai primi allenamenti avevo magicamente assunto sembianze simili a quelle di un vegetale. Lo stress, più mentale che fisico, era ai massimi livelli. Cominciai a tremare, spaventato dalla scelta presa, ma in brevissimo tempo mi resi conto che stavo sbagliando tutto.
Quali possono essere gli errori diffusi in una situazione di cambio drastico come il mio? Molto semplice, dimenticarsi di avere dei bambini di 7 anni davanti e soprattutto non rivedere le proprie aspettative.
Gli allenamenti procedevano molto a rilento, pieni di imprevisti, di tempi morti, di interruzioni, di ri-spiegazioni continue…ma tutto questo era la pura e semplice NORMALITA’!
Era infatti impossibile che potessi a cambiare la situazione, perchè non mi stavo ponendo a misura di bambino. Ossessionato dal pensiero costante che questi piccoli dovevano imparare il più possibile nel minor tempo possibile, stavo annullando uno dei principali cardini della pedagogia: la gradualità, il rispetto dei tempi di ogni bambino.
In pratica…era un “fai da solo!” (comoda eh…), quando invece con le loro risposte mi stavano chiedendo “AIUTAMI A FARE DA SOLO”.
Azzerai tutto, ricominciai armandomi di pazienza e dolcezza, e automaticamente nel giro di un allenamento le cose cambiarono subito. Il vantaggio dei bambini è proprio questo, la loro capacità di apprendere rapidamente come spugne. E una volta riuscito ad avere la loro attenzione e fiducia, la qualità degli esercizi, dei dialoghi, delle spiegazioni è infatti diventata nettamente più alta.
Ma cosa vuol dire adattarsi a loro? Qual è stato il cambiamento che ha permesso di migliorare i loro apprendimenti?
Soprattutto per chi viene dal calcio dei grandi, il calcio “vero” direbbero molti con presunzione, occorre una enorme capacità di mettersi in gioco. Dimenticare velocemente la vita con i grandi deve essere la chiave: facile a parole, un pochino meno nella pratica.
Chi allena una squadra di primi calci, e ritengo non sia per tutti, che piaccia o no deve indossare varie vesti. Impossibile pensare “mi dedico solo al campo”.
LO SPOGLIATOIO: fino all’anno scorso il luogo in cui entravi solamente i minuti necessari per il discorso pre-partita e pre-allenamento; oggi il luogo in cui passi ore a spiegare ai tuoi piccoli calciatori come indossare i calzettoni o come appendere i vestiti in ordine; a diventare un grande “allacciatore” di scarpe e a volte un fidato accompagnatore per il bagno; ispezioniare ginocchia sporche dopo la doccia e asciugare capelli, pronto a chiudere la giornata radunando tutti i vestiti smarriti da inoltrare sul gruppo whatsapp per recuperarne i proprietari. Armarsi di pazienza, vero, ma anche tantissima costanza!! L’autonomia di un bambino/ragazzo in campo e fuori, passa prima di tutto da queste cose che generalmente vengono etichettate come scontate…ma di scontato non c’è proprio niente oggi!
L’ALLENAMENTO: come ho già detto, per il momento accantonare l’ossessione per l’intensità e la rigida pianificazione. I primi allenamenti saranno scanditi da continue interruzioni, quasi sempre fuori luogo, e continue rispiegazioni. Inutile dire che è fondamentale affrontare il tutto con tutta la sensibilità e umanità di cui disponiamo, per arrivare a capire ogni loro sfumatura e far si che sentano la nostra totale fiducia; ma è ancor più fondamentale il rispetto ferreo delle regole, poche ma chiarissime, e suscitare in loro quel “timore”necessario a fargli capire cosa sia il lavoro e il rispetto per il gruppo.
Il lavoro tecnico è stato ciò che mi ha sorpreso di più; a questi pulcini si può insegnare tutto! Come al solito…basta trovare la chiave, che consiste nella giusta comunicazione.
In questi primi mesi ho con piacere visto grossi risultati nella maggior parte dei miei 16 bambini, e dopo le correzioni obbligate dei primi allenamenti, ho iniziato a fare uno sforzo in più per entrare nel loro mondo con il loro linguaggio: richieste con poche e semplici parole, qualche battuta divertente per spezzare, spiegazioni zeppe di similitudini con la loro quotidianità, e soprattutto evidenziare sempre bene ogni minimo obiettivo di un esercizio, impostando un gioco di domande e risposte ( “PERCHE’ FACCIAMO QUESTO? PERCHE’…../ PERCHE’ CONTROLLO LA PALLA CON QUESTO PIEDE? PERCHE’…)
Gli esercizi, senza scoprire l’acqua calda, devono rispettare pochi semplici canoni: esercizi dinamici, stimolanti, con un finale che sia entusiasmante/competitivo per aumentarne l’intensità fisico/mentale. Generalmente il tiro in porta, le gare di corsa o l’uno contro uno sono sempre la ricetta magica!
PARTITA: a qualsiasi età, la partita rappresenta il punto di arrivo della settimana di ogni giocatore. La smania sarà sempre incontenibile e, soprattutto nel caso di bambini di 7 anni, noi allenatori abbiamo il dovere di farli sognare nella loro oretta di gloria. Sicuramente quando si parla di calcio piccoli, si apre l’inevitabile dibattito tra società che fanno giocare tutti e società con idee di massima selettività sin da subito. Senza aprire un dibattito, io dico sempre che spetta al genitore iscrivere il figlio dove preferisce, accettando però il pacchetto ad inizio anno senza diritto poi di lamentarsi o polemizzare.
Poniamo il caso diffuso di una società di tipo 1; la difficoltà di un allenatore che ha a che fare con questa fascia d’età, nella gestione della partita è appunto quella di dover schierare nei 3 tempi un numero mediamente tra i 12 e i 14 bambini, piuttosto alto giocando a 7 giocatori. La cosa più semplice è quella di puntare l’orologio e fare i cambi in automatico, ma ricordiamoci sempre che una partita ha degli equilibri importanti da mantenere. La sfida non è certo semplice, sta ad ogni allenatore provare e riprovare fino a trovare la strategia adatta per valorizzare al meglio i propri bambini in un contesto equilibrato di squadra.
Un altra prova di forza è quella di riuscire a NON ADATTARSI ALLA MEDIOCRITA‘; molti allenatori frustrati, almeno per il mio modo di vedere lo sport, risolvono la situazione generalmente mettendo il classico bambino più alto e grosso della media in difesa, e quello con il tiro o veloce davanti. Risultato? Palla lunga e si va in porta sfruttando l’ingenuità (normale e lecita) degli avversari. Qualche partita la potranno anche vincere a 7 anni, ma ricordiamoci il nostro dovere di insegnare il gioco del calcio e di pensare al lungo periodo. Anche a fronte di queste provocazioni, io le chiamo così, MAI SMETTERE DI CREDERE NELLE PROPRIE IDEE E DI INSEGNARE A GIOCARE.
Ah dimenticavo! E il famoso discorso prepartita? Anche per questo…dimenticare il passato e la rigidità di quei minuti! Per farvi capire meglio, vi cito due aneddoti successi nella mia squadra in questi due mesi di attività.
-Prima partita di campionato, per molto la prima in assoluto della vita. Vedo un bambino che nervosamente continua a camminare avanti e indietro da solo, e quasi commosso, pensando a smania per la partita, mi avvicino e gli chiedo: “Sei nervoso per la partita?” – No, sto pensando al videogioco che ho scaricato prima a casa….non vedo l’ora di giocarci!-
-Momento riunione nello spogliatoio, 10 minuti prima di entrare in campo. Inizio da mister a parlare, complimentandomi con loro per i progressi della settimana e l’impegno messo. Cerco di caricarli creando un clima da champions league, ma improvvisamente vedo un bambino piegato su se stesso in lacrime. Preoccupatissimo corro da lui per capire se stesse male, e in preda alla massima disperazione mi dice “Sono stato invitato ad un pigiama party dopo, ma non so cosa fare!!!” ..per poi riprendere ancora più forte di prima a piangere!
Vi posso garantire…scene che ti fanno subito capire la purezza di questi bambini e la grande responsabilità che abbiamo verso di loro!
Ho scritto questo articolo perché non è frequente un passaggio tra categorie così diverse e con questo stacco. Molte persone mesi fa mi diedero del pazzo, e come ho già detto l’adattamento iniziale dopo tanti anni nei grandi non è stato una passeggiata.
Ma, essendomi ora tuffato completamente in questa bellissima sfida, posso affermare che e’ stata la scelta più felice della mia vita. W IL CALCIO DEI PICCOLI!!!
Un grande grazie ai miei collaboratori Sergio, Mattia e Fabio.
Bravo Andrea