Quando un allenatore è competente?

Alcune sere fa in una rimpatriata con giocatori e mister frequentati ormai secoli fa mi è stata posta la domanda a bruciapelo: “Quando un allenatore è competente?”.
Sembra una domanda semplice ma la risposta può non essere così scontata visto il panorama dei mister che abbiamo in giro per le nostre provincie.
Sul campo infatti troviamo diverse categorie di mister. Gli allenatori più quotati in genere sono quelli che hanno ottenuto risultati negli anni passati. Sono dotati di abilità indiscutibili, non sono più giovanissimi e spesso sono troppo gelosi del loro sapere. Propongono un modello di gioco funzionale che probabilmente gli ha dato soddisfazioni in passato e i ragazzi si devono adeguare a questo modello e al comportamento spesso non molto ortodosso del mister.
Oppure si trovano allenatori giovani capaci ma con poca voglia di approfondire gli argomenti di studio necessari a creare solide basi per poter gestire i giovani. Cambiano spesso società per trovare l’ambiente adatto a valorizzarli ma durante l’anno succede sempre qualcosa che li porta a rompere l’ambiente e così l’anno dopo ricominciano in un’altra società.
Ovviamente ho estremizzato due aspetti dei mister che troviamo per valorizzare i mister “equilibrati” che per fortuna troviamo ancora e che affrontano l’essere mister come una scelta di vita. Che bello quando li incontri!
Te ne accorgi subito dal rapporto che hanno con i ragazzi, dal loro modo di stare in campo, dalle modalità di gestire le varie situazioni.

In genere sono persone che amano mettersi in gioco e che hanno una mentalità aperta ai cambiamenti che specialmente in questi ultimi anni bisogna affrontare con le nuove generazioni.
Sono persone che hanno le proprie idee ma che sono disposti a rivederle continuamente cercando di studiare e prepararsi per restare fare al meglio il proprio compito. Per tornare alla domanda iniziale: “Quando un allenatore è competente?” risponderei che un mister è competente quando sa far le cose che insegna ma sa anche gestire le varie situazioni con i ragazzi e lo trasmette in modo trasparente tramite il suo modo di fare senza secondi fini.
A volte quindi troviamo persone che sanno fare (calcisticamente parlando) ma che non sanno gestire. Oppure il contrario, persone che con i ragazzi si trovano bene ma che hanno conoscenze tecnico tattiche scarse o abbozzate. Spesso poi troviamo persone che sono preparate sia dal puto di vista calcistico che della gestione ma che hanno secondi fini personali e in nome di rimborsi o di una possibile carriera effettuano scelte non funzionali nei confronti dei ragazzi.
A mio avviso un buon mister deve sempre mettersi in gioco su questi aspetti e non perdere occasione per studiare. Le principali aree tematiche su cui prepararsi continuamente sono, a mio avviso, l’area motoria relativa alle capacità condizionali ed a quelle coordinative, l’area tecnico tattica e l’area psicologica.

Negli ultimi anni ci sono molti ragazzi che provengono dalla facoltà di scienze motorie ed è una ricchezza da valutare ed approfondire. Per chi non lo è già di suo il poter collaborare con un preparatore atletico competente è sicuramente un valore aggiunto. Personalmente negli anni alcuni esercizi li ho rivisti e rivalutati in base ad obiettivi coordinativi o di agilità in modo da ottenere oltre all’aspetto tecnico anche un vantaggio fisico motorio.
Continuare a studiare e ad essere curiosi rispetto a quello che succede nel calcio attorno a noi e se possibile individuare un mister a cui fare riferimento. Una sorta di tutor che deve essere in grado di stimolarci e favorire la nostra crescita formativa. A volte interpretare e toccare con mano il metodo di lavoro di un altro mister (che stimiamo) porta a valutare aspetti che magari davamo per scontato.
Anche frequentare i corsi che vengono proposti in giro sono belle occasioni per mettersi in gioco. Anche i famosi patentini della figc tanto discussi quanto obbligatori. Penso che bisogna cercare di sfruttare al meglio questa occasione e prendere il meglio sia dalle lezioni che soprattutto dai mister che partecipano in modo da creare una rete funzionale e un proficuo scambio di conoscenze futuro.
Manteniamo però una nostra identità e un nostro spirito critico. Non esiste una verità assoluta che funziona ma esistono interpretazioni che si adattano all’ambiente in cui stiamo agendo. Sarà il nostro valore aggiunto poter capire e interpretare i ragazzi che ci affidano e dare loro il nostro sapere nel miglior modo possibile.
Anni fa partecipai a dei corsi sull’organizzazione del lavoro TECNICO-TATTICO in cui si svolgevano i metodi di lavoro ideati da autorevoli studiosi (Wein e.Coerver). Sembrava che non ci potesse essere altro e che chi non svolgeva questi metodi non potesse fare il suo lavoro al meglio.
Secondo la mia esperienza invece pur rispettando tutte le ideologie e i metodi che ci sono in giro bisogna avere le proprie idee ed prendere i concetti contenuti in qualsiasi metodo di lavoro per collocarli, inserirli ed ordinarli all’interno del proprio gruppo a seconda delle esigenze e delle necessità.
Non esiste il metodo per eccellenza ma ne esistono tanti per fortuna.
Quindi come risposta finale direi che ogni mister deve sviluppare un ottimo spirito critico che gli permetta di interpretare le conoscenze (il sapere di calcio), di sapere gestire le varie tipologie di gruppo che si trovano senza condizionarlo ad un modello preciso ma valorizzandone le particolarità e che tutto questo si capisca senza tante parole ma dal comportamento che il mister tiene sia dentro che fuori dal campo.
Alla cena mi sono meritato una birra,,, voi cosa ne pensate?