L’intervista: Andrei Bumbac

Andrei Bumbac: portiere, classe 2003, nato a Roma. Dal 2015 nella rosa del Parma 1913 (tranne nell’annata 2017/2018) con qualche presenza nella nazionale rumena nel 2018.
Ormai che l’annata calcistica 2018/2019 è terminata lo ritrovo rilassato in mezzo al verde delle colline parmigiane dove abita con i suoi genitori sorridenti e ospitali. Una accoglienza calda e sincera e non vi nascondo che mi sento subito come a casa mia.
Si scherza e ci si confronta sulle persone che si conoscono e sull’anno passato insieme (Andrea, Gino ed io siamo stati i mister di Andrei per un anno).
Appare sula tavola un ottimo parmigiano del 2015 accompagnato da un altrettanto ottimo vino fresco e tra un discorso e l’altro incomincia la nostra intervista.

- Raccontaci come è nata questa tua passione per il mondo del calcio?
Circa dodici anni fa guardavo una partita di calcio rumeno con mio papà e mi è venuta voglia di giocare a calcio. Quando ci trovavamo a giocare però c’erano ragazzini di tutte le età (dai 14 anni ai più piccoli come me) ed era difficile che mi passassero la palla. Ho deciso allora di andare a giocare in porta così avrei avuto modo di essere protagonista. Dalla seconda elementare poi sono andato a giocare alla Langhiranese mantenendo il mio ruolo da portiere.
- Da piccolo avevi frequentato il camp del Barcellona, come è andata quell’esperienza?
Benissimo. E’ stata un’esperienza fantastica. Mi avevano selezionato con altri ragazzi nella squadra italiana e quando siamo andati a Barcellona abbiamo vinto il torneo internazionale dei camp. Alcuni ragazzi di quell’esperienza spagnola giocano ancora con me nel Parma.



E’ stata un’esperienza incredibile che mi ha dato molta soddisfazione. In semifinale vincemmo ai rigori e io ne segnai uno e poi parai il rigore decisivo. Ricevetti molti complimenti per quella partita.

- Cos’ha rappresentato per te lo sport e come credi abbia influenzato la tua vita?
Sicuramente mi ha cambiato perché mia madre mi racconta che da piccolo volevo sempre arrivare primo anche nelle piccole cose mentre da quando pratico un sport di squadra sono sempre competitivo ma più attento agli altri.
- Come tuo mister, ho sempre apprezzato in te le tue capacità non comuni, la disponibilità ad adattarti (ricordo la storica doppietta quando hai accettato di giocare punta), ma soprattutto la voglia di fare spogliatoio e l’impegno in tutto quello che fai (calcio ma anche scuola o vita comune). Mi chiedevo se è un aspetto che ti appartiene di carattere o viene dall’essere cresciuto in una squadra di calcio?
Intanto grazie mister anche per me è stato un onore avere te, Andrea e Gino come allenatori e come persone di riferimento. Per quanto riguarda l’impegno sicuramente frequentare una squadra di calcio mi ha aiutato ad organizzarmi e a gestire la fatica soprattutto mentale per cui mi ha aiutato ad arrivare in fondo alle cose che inizio e a fare sempre del mio meglio per ottenere dei buoni risultati.
- Qual è il tuo prossimo obiettivo sportivo e come pensi di raggiungerlo?
Tornare in Nazionale. Quest’anno ci sono anche le qualificazioni per l’europeo e mi piacerebbe potermi giocare quest’opportunità. Sicuramente però devo migliorare specialmente sulla lingua e parlare meglio rumeno perché è importante all’interno dello spogliatoio e con i vari mister comprendersi al meglio.
- Quali stimoli trovi ancora per allenarti ogni giorno?
Prendendo in considerazione l’annata appena passata potrei dire che da Febbraio (da quando sono stato aggregato alla leva 2002) sono migliorato tanto e questo è un importante stimolo per continuare ad allenarmi ed essere quindi pronto per quando la stagione ricomincerà.

- In cosa senti di essere migliorato in questa annata e su cosa senti di dover ancora lavorare?
Ogni esperienza porta il su valore ma se devo scegliere direi che sono migliorato molto sulle prese (centrali ed in tuffo) e come aspetto da migliorare direi comunque che devo lavorare ancora sula lettura delle traiettorie delle palle alte nelle uscite.

- Faccio un po’ il genitore…come fai con gli studi? Riesci a mantenere un ritmo costante e un buon rendimento a scuola e negli allenamenti?
Dal punto di vista sportivo è molto impegnativo perché ogni settimana ho 4 allenamenti (a volte 5) più una (a volte due) partite nel fine settimana. Ho scelto di frequentare una scuola (Liceo sportivo Bertolucci) dove ho trovato insegnanti che comprendono quello che sto vivendo nello sport e devo dire che con una buona organizzazione riesco ad ottenere buoni risultati. Il segreto è non sprecare tempo a scuola e stare attenti alle spiegazioni così a casa ho meno da studiare.
- Ti sei mai sentito/a un modello per gli altri ragazzi/ragazze?
Forse un pò per mio fratello (nato nel 2008 anche lui portiere). A volte sento che è importante cosa faccio e come mi comporto perché mi osserva molto.
- Calcio è più divertimento o responsabilità?
Questa è dura! Diciamo che se non si è responsabili non ci si può nemmeno divertire perché non riesci a fare delle cose. Direi che sono due aspetti che vanno considerati insieme.
- Hai mai pensato che pretendessero troppo da te?
No. Quando ho avuto questa sensazione ho pensato che credessero molto in me e quindi l’ho sempre vissuto in modo positivo

- Quale allenatore o dirigente del tuo passato calcistico ricordi con maggiore affetto?
Visto che mi stai intervistando rispondo ovviamente per te e Andrea...ahahahah…anche se la figura a cui devo il mio modo così professionale di fare le cose è Franco Ferrari della Langhiranese che fin da piccolo mi ha insegnato tanto soprattutto nel modo di interpretare le regole. Massimo rispetto per lui.

- Per che squadra tifi…per un giocatore ha senso parlare di attaccamento ad una maglia?
Tifo Roma però seguo il Parma. In questi giorni i si parla molto dell’attaccamento alla maglia con De Rossi e Totti ma penso che non sia tutto facile perché all’interno di una società professionistica ci sono tanti aspetti da valutare e non sempre i tifosi comprendono quello che veramente succede.
- Quale compagno di squadra con cui hai giocato insieme vorresti sempre in squadra con te?
Davide Rubera perché è un giocatore che mi da sicurezza in campo e come carattere lo vedo molto simile a me.

- Quando ci siamo conosciuti eri nell’anno di pausa dal Parma. Come hai vissuto questa esperienza?
All’inizio non è stato semplice perchè lasciare il Parma è stata una brutta botta ma a voi mister e alla squadra devo tanto perché è l’anno in cui ho ricevuto il premio come miglior portiere, mi hanno convocato in Nazionale e alla fine tutto questo mi ha permesso di ritornare nel Parma. Se faccio un bilancio di tutto l’anno direi ottimo.

- Ti piacerebbe, in futuro, diventare un allenatore (o dirigente o arbitro) a livello dilettantistico o giovanile?
Fin da piccolo ho sempre avuto un amore verso il ruolo dell’arbitro. Potrebbe essere il mio sogno nel cassetto anche se non mi dispiacerebbe fare l’allenatore.
- A chi segue il calcio, ai ragazzi delle curve, così appassionati e a volte così estremi, che cosa ti sente di dire?
Faccio mia una frase del mio prof di religione che dice sempre che “un conto è essere un tifoso e un conto è essere uno sportivo”. Il tifo ci sta anche in modo sentito (se non sfocia in violenza) ma alla fine della partita quando le emozioni si cominciano a placare bisogna tentare di essere obiettivi e valutare la gara per quello che è stata senza visioni di parte.
Prima di tornare a casa salutando Andrei e i suoi genitori ringrazio per l’entusiasmo, la voglia di fare e la serietà con cui tutta la famiglia si contraddistingue. Non è scontato e fa sempre bene vivere e condividere con belle persone esperienze di questo tipo. Grazie, Grazie, Grazie