Zola: una giocata va tentata sempre

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Un caro amico mi ha girato il video del 16 gennaio 2002 dove Zola faceva impazzire i tifosi del Chelsea con uno spettacolare goal di tacco su calcio d’angolo. Dopo la partita, sull’onda dell’entusiasmo, Zola fece una splendida dichiarazione che a tutti i mister deve suonare come un grande insegnamento: “Serve più improvvisazione e più gioia, e meno paura di sbagliare. Una giocata va tentata sempre e ci deve essere un patto non scritto con lo stadio perché quel gesto venga apprezzato e mai fischiato“.

“Una giocata va tentata sempre”. E’ una frase che ho attaccato sopra al computer accanto alle altre per ricordarmi ogni giorno che le aspettative di un bambino o di un ragazzo che alleno sono basate soprattutto sul poter giocare e sul poter sognare di vincere la coppa del mondo facendo goal all’ultimo minuto in rovesciata se fosse possibile.

Il tacco di Zola ci deve ricordare che quando insegniamo ai ragazzi i moduli, le posizioni, le varie coperture o i tagli per creare spazio dobbiamo farlo senza limitare la creatività che ognuno di loro può avere.

Il gioco del calcio riesce ad emozionare per quanto viene espresso in campo e solo in minima parte dal risultato. Lo dice il sottoscritto che vuole sempre vincere (anche le partite a biglie sulla spiaggia con i miei figli).

Bisogna trovare quindi un equilibrio, tentare di non esasperare la situazione in campo sia durante gli allenamenti che durante le partite. Zola è famoso per le giocate geniali (a Londra lo chiamavano Magic box) ma anche per la correttezza in allenamento soprattutto con i compagni. Non ha mai avuto niente da dire anche con i vari mister che ha avuto e si è sempre adeguato al lavoro da svolgere.

Personalmente durante le partite o in allenamento quando un ragazzo che alleno compie un gesto tecnico importante o tenta un’azione personale commento sempre ad alta voce con questa frase “Buono dai, CI STA. Però dai un’occhiata in giro, guarda come sono messi anche gli altri”. Difficilmente ripeto due volte la stessa frase perché tento di instaurare un clima in cui il giocatore deve sentirsi libero di fare la “giocata” ma deve anche capire il come e quando farla e in parallelo come e quando sacrificarsi per la squadra. I ragazzi lo sanno e quando fanno delle cose al limite dell’egoismo poi ritornano sui loro passi e fanno qualcosa in genere qualcosa di generoso per la squadra.

Credo molto in questo approccio perchè penso che sia il modo migliore per fare in modo che le competenze di ognuno si possano esprimere al meglio in modo da esprimere un bel calcio ordinato ma anche imprevedibile. Il bel calcio piace a tutti. Quando, anni fa (2003) insieme ad un gruppo di amici siamo andati a Londra a vedere la 300esima partita di Zola nel Chelsea una delle cose che mi aveva colpito di più era stato il pubblico che durante tutta la partita aveva intonato cori all’indirizzo di Zola in modo veramente sentito. Si aspettavano le giocate magiche ma si esaltavano anche quando Zola (giocando da attaccante) tornava fino al limite della propria area per recuperare palla o per strutturare una giocata particolare.

Il pubblico vede sempre il valore dei giocatori soprattutto se danno tutto. Se poi sono anche Magic Box è tutto più facile.

Come mister ti sei mai interrogato su come gestire i fenomeni e su come far girare comunque tutta la squadra??

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