Valutare gli allenatori: competenza metodologica

Porre l’attenzione sull’operato del mister è molto importante. Ognuno di noi mister dovrebbe essere in grado di valutare gli altri allenatori che ha attorno con un’occhio critico senza scadere in giudizi da bar ma con criteri precisi e misurabili in modo da allenarsi a rivedere meglio anche il proprio operato.
Mettersi in gioco, nonostante l’esperienza, e rivedere alcune semplici regole e metodologie serve sempre per migliorarsi e per avere lo stimolo di non fermarci in un mondo in continua evoluzione come quello del calcio giovanile.
Le competenze da valutare in un allenatore sono:
- Competenza metodologica
- Competenza organizzativa
- Competenza tecnica
- Competenza relazionale
Nell’articolo di oggi proveremo ad approfondire la competenza metodologica.
Nella competenza metodologica in genere vengono valutate le seguenti voci rispetto all’operato del mister:
- Programma per obiettivi
- Dichiara li obiettivi agli allievi
- Sa spiegare le attività
- Sa dimostrare le attività
- Mantiene una giusta proporzione fra i tempi di spiegazione e di attività
- Usa strategie per mantenere l’attenzione dei giocatori (voce, posizioni del corpo, scelta di dove mettersi, ecc.)
- Pone domande ai giocatori

Due settimane fa ho avuto modo di “osservare” l’operato di un giovane tecnico con cui ho svolto un percorso in una società.
In aula il giovane tecnico ha valutato gli obiettivi generali della categoria che stava allenando e ha scelto cosa sviluppare.
Dopo aver programmato lo sviluppo di questi obiettivi durante l’anno ha definito i singoli allenamenti con tempi e cadenze di allenamento tramite i vari esercizi.
Sul campo, In uno di questi singoli allenamenti (concordato e rivisto assieme) il mio ruolo non era solo quello di osservare il suo operato ma avevo un ruolo attivo a supporto del mister aiutandolo a gestire i ragazzi e gli esercizi.
Il mister nel pianificare l’allenamento ha scelto esercizi adeguati agli obiettivi generali e specifici dell’annata e l’ho visto convinto dell’utilità di questi esercizi in modo da poter trasmettere questa convinzione ai ragazzi.
Si è però dimenticato di spiegare gli obiettivi ai ragazzi parlandogli solo degli esercizi in se e questo ha portato sicuramente un pò più di disorientamento nei ragazzi.

Coinvolgere infatti i ragazzi nel lavoro, fargli capire il perchè facciamo determinati esercizi in quel momento e fargli capire che c’è una programmazione precisa dietro aumenta la motivazione dei ragazzi e gli fa capire il quadro d’insieme e il percorso che stanno svolgendo.
Nell’allenamento, invece, è sembrato che i ragazzi non avessero molta voglia di fare l’esercizio in se. Dopo qualche spiegazione però è emerso che non avevano capito a cosa servisse l’esercizio e dopo un paio di ripetizioni tendevano a sbagliarlo o a lasciarsi andare a scherzi o giochi vari perchè pensavano di saperlo già fare.
Terza e quarta voce voce della valutazione sulla competenza metodologica vedono lo spiegare e dimostrare le attività e in questo il mister è stato bravo. Il suo essere ancora calciatore (oltre che mister) gli ha favorito l’esecuzione del gesto tecnico che ha svolto all’inizio e poi ha spiegato quello che c’era da fare sottolineando i pro e i contro. Il vedere dimostrato l’esercizio più volte direttamente dal mister ha portato i ragazzi ad eseguirlo abbastanza bene nei primi momenti (prima di perdersi per la “non voglia” o la “non comprensione” spiegata prima).

Anche le successive voci di valutazione sono state eseguite bene anche se ad esempio il tono di voce del mister non era alto e i ragazzi per capire l’esercizio hanno dovuto vedere l’esecuzione dell’esercizio. I tempi però sono stati adeguati e i ragazzi non hanno aspettato molto nella spiegazione.
Il mister si però dimenticato di far partecipi i ragazzi con delle domande dirette e anche la sua posizione in campo rispetto all’esercizio non ha permesso a tutti i ragazzi di mantenere l’attenzione adeguata. Per spiegare ad esempio l’esercizio si è rivolto solo ad alcuni ragazzi e non a tutti. Questo gli ha comportato di dover rispiegare l’esercizio altre volte a chi non era stato attento o non aveva potuto ascoltare la prima spiegazione.
Quando nello spogliatoio a fine allenamento ci siamo ritrovati per parlare assieme dell’allenamento svolto, il mister aveva già notato alcuni errori e alcune cose da cambiare per essere più incisivo e ottenere più soddisfazione rispetto a quanto svolto.
Personalmente sono sempre molto contento di fare allenamento e di mettermi in gioco su queste voci perchè nonostante si stia sui campi da anni ci sono mille variabili che a volte tendono a non farci fare bene allenamento: fretta, stanchezza, gruppi di ragazzi con caratteri particolari, ecc.
Per mantenere alto il mio livello di attenzione rispetto ai ragazzi alla fine dell’allenamento mi do sempre un voto rispetto alle voci spiegate sopra e lo segno in un foglio. E’ sorprendente come alla fine di un mese vedendo i voti che uno si dà non sia scontato il buon utilizzo della competenza metodologica nonostante esperienza e volontà di fare bene. Siamo umani e quindi a volte probabilmente ci facciamo prendere dal contesto.
Se al centro del nostro percorso mettiamo sempre i ragazzi anche questo passo di autovalutazione può venire assorbito non come un lavoro in più da svolgere ma come un “metodo” di miglioramento continuo e quindi essenziale nel nostro percorso di mister.
