In ritiro…

Mi è capitata di recente l’enorme fortuna di passare due settimane in ritiro con la selezione nazionale al Lew Wolff A’s Complex a Mesa, in Arizona. Questo complesso sportivo appena restaurato è il ”quartier generale” della franchigia degli Oakland Athletics, squadra che partecipa alla Major League di Baseball negli Stati Uniti e che quest’anno ha raggiunto i playoffs grazie a un gruppo di super atleti ottenuto dagli investimenti fatti nell’ultimo decennio in ricerca e sviluppo di metodi di lavoro in tutti i campi.
Dato che la franchigia in sè si compone di una dozzina di squadre minori che partecipano a campionati differenti (l’equivalente nel calcio viene identificato come prima squadra, seconda squadra e primavera), il complesso deve disporre di tutte le strutture possibili affinchè tutti i PROSPETTI della stessa franchigia possano allenarsi senza confusione e quando vogliono. Per questo motivo al suo interno possiamo trovare, oltre a numerosi spogliatoi (con servizio lavanderia giornaliero), sale di fisioterapia, piscine con acqua a qualsiasi temperatura per il recupero post-pratica, aula video per analisi, uffici, mensa, palestra, e ovviamente i campi (ben 6).
Una piccola precisazione sulla palestra.
La palestra, oltre al fatto che sia grande e piena di attrezzature di ultima generazione, è collegata direttamente sia alla sala fisioterapia (stessa grandezza) sia alle piscine, sia all’esterno con un campetto in erba rettangolare 50x25m circa dove si svolgono le sessioni di atletica. Tra le due sale si trovano gli uffici dei vari terapisti e preparatori sempre presenti per allenamenti e consultazioni. Credo che anche questo possa essere interpretato come un esempio di quanto preparazione fisica e atletica, recupero e riabilitazione vadano a braccetto, e del fatto che gli americani in tutto ciò siano avanti a noi di una quindicina d’anni.
Ora che vi ho descritto la ‘situazione’, andrò a presentarvi qual è la routine di lavoro che viene seguita ogni giorno in ritiro.
5.30 sveglia. La giornata inizia presto per sfruttare le ore più fresche. Fuori dall’hotel ci aspettano i vari pulmini che ci porteranno al complesso.
6.00 colazione. Dopo esserci cambiati, si può scegliere se andare in palestra a fare risveglio muscolare o colazione in mensa (menù dell’atleta sempre rigido ma vario con più offerte per rendere la colazione completa ma non monotona). Purtroppo il caffè non entusiasma, andiamo avanti…
6.40-9.00 training room. Questa per me è la parte più importante della giornata. In queste due ore abbondanti si ha l’opportunità di fare risveglio muscolare passivo (dal terapista) o attivo con sessione di sala pesi in palestra; c’è anche chi ne approfitta e va subito in campo per lavorare su alcuni dettagli tecnici. Altre volte viene fatto un meeting per sistemare alcuni errori fatti in partita o addirittura per lavorare sull’aspetto mentale (mental training).
9.15-10,45 pre-game/allenamento. Dopo un breve break per fare merenda, reidratarsi (regola n.1 “stay hydrated!”) e sistemarsi, ci si trova in campo per la seduta di allenamento (composta da parte atletica e tecnica) o in alternativa per la routine pre-partita, molto simile all’allenamento ma ad intensità leggermente inferiore.
11.30 eventuale partenza per altri complessi di altre franchigie per partita.
12.00 pranzo
13.00-16.00 partita o allenamento. In alternativa alla partita si compie una seduta di allenamento collettivo dove si tratta per lo più la parte tecnica.
dalle 16.00 chiusura. Dopo aver finito la routine quotidiana, c’è chi si dedica al recupero dal fisioterapista, chi si butta in vasca ghiacciata o calda, o chi non ne ha abbastanza e continua a lavorare in palestra (quasi sempre lavoro specifico su aspetti che il ragazzo deve migliorare come per esempio postura o rapidità di piedi) o anche in campo con esercizi individuali.
18.00 obbligatorio tutti a casa. regola n.2 ‘REST’. Dopo un’intera giornata di lavoro la cosa più importante da fare ora è riposarsi, quindi si torna in albergo, si guarda un po’ di sport in tv che non manca mai con un gallone d’acqua accanto, e si aspetta che arrivi l’orario di cena. Poi a letto che il giorno dopo si ricomincia.
Quindi questo in sostanza è ciò che fanno i professionisti tutti i giorni in ritiro, nel baseball americano così come in tutti gli altri pro sports (per conoscenze posso garantire che è così). Dopo due settimane a loro stretto contatto, ho potuto riflettere sui vantaggi che questa vita può dare, e ovviamente anche gli svantaggi.
Da una parte è vero che sei sottoposto a carichi di lavoro altissimi e ad un livello di competizione che a volte mette gli uni contro gli altri pur di arrivare in prima squadra; dall’altra tuttavia bisogna rendersi conto che è la realizzazione di un sogno che tutti vorremmo vivere, e questo è quello che dovrebbe spingere l’atleta a lavorare sempre al 100% (anche se spesso però vediamo con nostri occhi che ci si accontenta…).
Da questa esperienza estremamente formativa posso concludere che è la passione intrinseca di un ragazzo (o ragazza) a farlo diventare il tipo di atleta che sarà da adulto: nel momento che hai a disposizione tutto per diventare migliore, rimani tu davanti a te stesso. In quell’istante, la tua passione ti dirà cosa fare.