Mister…spero che questa mia passione non finisca mai

Ad ogni fine stagione ogni mister inizia a ragionare sul proprio futuro. Riconferma o nuova squadra?
Direttori sportivi, promesse (vere o false?), progetti dove l’importante sono i ragazzi e non il risultato (mi scappa quasi da ridere)… ormai ci si potrebbe scrivere un libro. Sono tanti nell’ambiente “i commercianti” che si spacciano ottimi responsabili di risorse umane.
Come districarsi e fare la scelta giusta in questo mondo calcistico soprattutto per chi si occupa di calcio giovanile?
Non lo so, non ho una ricetta esaustiva…ma in estate, dopo un po’ che, finita la stagione precedente senza più avere in bocca panini alla salamella dai vari tornei, so che mi manca il campo, mi mancano i ragazzi, mi manca quell’emozione data dal mettersi in gioco e quell’adrenalina nel vedere le persone che lottano assieme verso un obiettivo definito.
Quale squadra scegliere? Quando si sta bene e non pesano i km o le corse che fai per allenare o quando tua moglie rientrando a casa a tarda sera ti vede sorridere, allora capisci che il posto è quello giusto.
Pura e semplice passione. Passione che c’è da sempre. Passione che avevo quando ero bambino e giocavo nel cortile.
Certo il cortile non c’è più e sarebbe un errore non tenere conto del contesto che cambia e delle varie problematiche che hanno oggi i ragazzi e a cui un mister si deve adeguare ma la passione, quella vera, non può cambiare. Non sarebbe passione.
Stare con i ragazzi e in qualche modo provare a trasmettergliela tentando di riportare in primo piano i valori educativi fondamentali è stato, è e continua ad essere, una vera e propria “dipendenza” e deve essere l’argomento più importante per affrontare la decisione da prendere.
Il ruolo dell’allenatore è un percorso di sacrifici, ricco di difficoltà e psicologicamente logorante se non affrontato con lo spirito giusto.
Ma se parti dal cuore riesci a capire qual è il progetto migliore per te e per i ragazzi che stai tenendo. Quei ragazzi che quando ti incontreranno tra dieci anni si ricorderanno del loro “mister” e ti verranno a salutare con voglia e con la loro “passione” perché hanno gustato e valorizzato l’opportunità che anni prima si è costruita assieme.
L’anno scorso ho frequentato un corso di specializzazione per allenatori a Milano. Tra i vari messaggi che ci scambiamo prevale nella scelta anche una altro aspetto e cioè la possibilità di migliorarsi. Cioè un mister scegli la propria squadra dell’anno successivo anche in base alle possibilità che ha di crescere lui stesso. Alla fine il calcio (come tutto ormai) è in continua evoluzione e l’allenatore competente è colui che è in grado di imparare anche dopo anni e anni di carriera.
Un amico mister lombardo, ad esempio, ha scelto la squadra dell’anno prossimo in una società in cui c’è un allenatore degli esordienti che è in grado di comunicare con semplicità le proprie idee e di renderle facilmente comprensibili ai suoi ragazzi. Il mio amico si è informato, ha capito che questa abilità non è frutto del caso o solo della singola persona ma di un progetto societario ben preciso e l’ha sposato per l’anno prossimo. Ha voglia di mettersi in gioco su quell’aspetto!!!
Personalmente prima di scegliere se fermarmi in una squadra o se cambiarla o cambiare addirittura società ragiono sulla programmazione che ho fatto nell’annata in corso, al metodo in cui credo, al perché seguo questo metodo e a quanto sono riuscito a restare fedele alle mie scelte.
Ho sempre avuto un a certezza: nel momento che improvviserò allenamenti o lezioni tattiche sarà per me segnale inequivocabile di chiudere con questo mondo.
Se non avessi la passione non farei l’allenatore e se non fossi capace di programmare la mia passione non sarei attento ai ragazzi e alla loro crescita ma mi farei trascinare da singole partite o da quei “tifosi” che pretendono risultati o da quella dirigenza che pretende il raggiungimento di determinati obiettivi.
Certo anch’io voglio raggiungere determinati obiettivi nella programmazione che concordo con la società. Nessun mister allena per perdere o pareggiare.
Nel rispetto di tutti però si va in campo per vincere. Se la squadra gioca bene ci saranno sicuramente maggiori possibilità di vittoria. E chi fa l’allenatore sa che è il filo che collega tutte queste posizioni ma niente arriva subito.
L’arte dell’attesa è fondamentale. Per fare un lavoro fatto bene serve predisposizione, tempo, qualità e pazienza.
E’ tutto semplice quando i risultati arrivano e la squadra gira alla grande. Ma spesso la storia di un allenatore è fatta principalmente da sconfitte più che da vittorie. Per questo è fondamentale avere una programmazione a monte chiara; per capire meglio cosa si è sbagliato e migliorarsi per la volta successiva. Se l’ambiente ti aspetta e ti da il tempo giusto per lavorare i risultati prima o poi arrivano.
Avere passione quindi, programmare, essere autocritici, dare a tutti i ragazzi le stesse possibilità, innovarsi e migliorare. Se la squadra che sto allenando oggi (e la società a cui appartengo) mi permette di vivere l’emozione di allenare e di poter sviluppare il mio essere allenatore in questo modo allora la mia scelta andrà in quella direzione altrimenti valuterò le altre proposte che mi permetteranno di raggiungere questa modalità e questo stile.
Alla fine l’allenatore è una persona che deve sempre essere in grado di assumersi le proprie responsabilità e difendere le proprie scelte ammettendo i propri errori ma anche godendo delle proprie scelte quando queste risultano vincenti.
Non può accontentarsi. Mai! Deve sempre avere l’audacia di puntare in alto e di andare oltre.
Se dovessi perdere la mia passione perderei anche gran parte della mia credibilità.
Cari allenatori, non perdete occasione per “mettervi in gioco” e…buona scelta!!!
Questi argomenti sono in continua evoluzione e sviluppo.
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